venerdì 21 marzo 2025

Il diritto di presentare istanza di protezione complementare e l’obbligo della Questura di attivare il procedimento: nota all’ordinanza del Tribunale di Bologna, Sez. Immigrazione, 23 febbraio 2025, n. R.G. 1199/2025

Il diritto di presentare istanza di protezione complementare e l’obbligo della Questura di attivare il procedimento: nota all’ordinanza del Tribunale di Bologna, Sez. Immigrazione, 23 febbraio 2025, n. R.G. 1199/2025

L’ordinanza emessa dal Tribunale Ordinario di Bologna – Sezione specializzata in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini UE – in data 23 febbraio 2025, riconosce la fondatezza della domanda cautelare ex art. 700 c.p.c. volta ad accertare il diritto di formalizzare una istanza di protezione complementare presso la Questura competente e a ottenere l’attivazione del procedimento amministrativo secondo le modalità previste per la protezione internazionale.

Il giudice, rilevando la totale inerzia della Pubblica Amministrazione nonostante le reiterate richieste dell’interessato, ha evidenziato la sussistenza del fumus boni iuris sulla base delle disposizioni nazionali e dell’art. 6 della Direttiva 2013/32/UE, nonché dell’art. 18 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. 

È stato altresì accertato il periculum in mora derivante dalla condizione di irregolarità amministrativa in cui si trova il richiedente in assenza di avvio procedurale, con il conseguente rischio di espulsione.

L’ordinanza impone alla Questura l’obbligo di ricevere l’istanza e di procedere al rilascio della ricevuta avente valore di permesso di soggiorno provvisorio, o, in alternativa, di fissare un appuntamento entro 15 giorni per la formalizzazione della stessa, con attestazione della pendenza della procedura.


Avv. Fabio Loscerbo
📧 avv.loscerbo@ordineavvocatibopec.it

venerdì 14 marzo 2025

Superare la visione economicista dell’immigrazione: un nuovo paradigma basato sull’integrazione o sulla ReImmigrazione

 Superare la visione economicista dell’immigrazione: un nuovo paradigma basato sull’integrazione o sulla ReImmigrazione

L’articolo di Tito Boeri, pubblicato sulla rivista ECO, numero 1 del 2025, affronta una delle grandi contraddizioni del nostro tempo: il crescente bisogno di manodopera immigrata nei paesi economicamente avanzati e, allo stesso tempo, le preoccupazioni dell’elettorato, spesso ostile a un’immigrazione incontrollata. Tuttavia, l’analisi di Boeri si muove all’interno di un paradigma limitante, quello dell’immigrazione vista esclusivamente come una funzione del mercato del lavoro. Questo approccio, oggi, è insufficiente.

Non si può affrontare la questione migratoria solo dal punto di vista della forza lavoro. L’immigrazione deve essere regolata secondo un principio chiaro: Integrazione o ReImmigrazione. Il lavoro è certamente una componente essenziale, ma non può essere l’unico criterio con cui si gestisce il fenomeno migratorio.

Lavoro, lingua, rispetto delle regole: il paradigma “Integrazione o ReImmigrazione”

Oggi il dibattito si muove tra due estremi: da un lato, una visione utilitaristica che accoglie i migranti solo quando servono all’economia; dall’altro, una narrazione emergenziale che li considera solo un problema. Entrambi gli approcci sono sbagliati. L’immigrazione va affrontata con un modello basato su tre pilastri fondamentali:

  1. Lavoro, che garantisce autonomia economica e contribuisce al benessere collettivo.
  2. Lingua, elemento imprescindibile per l’inclusione sociale e la partecipazione alla vita della comunità.
  3. Rispetto delle regole, perché il processo migratorio non deve generare tensioni sociali.

Senza questi tre elementi, il rischio è la frammentazione sociale e l’esclusione. Chi non si integra, deve tornare nel proprio paese d’origine: questo è il principio della ReImmigrazione.

Dal concetto di "utilità economica" a quello di "obbligo di integrazione"

L’errore di fondo dell’analisi di Boeri è credere che la partecipazione al mercato del lavoro sia sufficiente per risolvere i problemi legati all’integrazione. L’integrazione non è automatica. Se non viene strutturata, genera ghettizzazione, marginalizzazione e conflitti.

Dobbiamo superare la visione dell’"utilità economica" e adottare un modello di immigrazione in cui chi arriva ha l’obbligo di integrarsi. Ciò significa accettare le regole del paese ospitante, imparare la lingua e contribuire alla società. Chi rifiuta questi obblighi, non può pretendere di restare.

Conclusione: una nuova politica migratoria

L’approccio di Boeri è parziale. Il vero problema non è quanto immigrati accogliere, ma come integrarli. Servono politiche attive per garantire che chi arriva diventi parte della società e non venga trattato come una "unità lavorativa" intercambiabile.

Il paradigma dell’immigrazione deve basarsi su un concetto chiaro: integrazione o ReImmigrazione. Chi si integra, lavora, impara la lingua e rispetta le regole, ha diritto di restare. Chi non lo fa, deve tornare nel proprio paese. Solo così si garantisce una società equilibrata e coesa.


Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo, registrato presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea – ID: 280782895721-36.

giovedì 13 marzo 2025

Il Principio dell'Integrazione o Reimmigrazione: Analisi della Decisione della Commissione Territoriale di Vicenza

 Il Principio dell'Integrazione o Reimmigrazione: Analisi della Decisione della Commissione Territoriale di Vicenza

L'immigrazione è una delle sfide più complesse e attuali per le società moderne. Le politiche migratorie si trovano di fronte alla necessità di bilanciare l'accoglienza con l'integrazione, evitando fenomeni di marginalizzazione e disagio sociale. In questo contesto, il principio dell'integrazione o reimmigrazione si propone come una soluzione innovativa e concreta, basata su tre pilastri fondamentali: lavoro, lingua e rispetto delle regole.

1. L'Integrazione come Obiettivo Primario

L'integrazione degli stranieri non deve essere un'opzione, ma un dovere. Chiunque scelga di stabilirsi in Italia deve dimostrare un impegno tangibile nel processo di integrazione, partecipando attivamente alla vita sociale, economica e culturale del Paese. Questo processo si basa su:

  • Lavoro: Avere un'occupazione regolare e dimostrare la capacità di autosostentamento è una condizione essenziale per l'integrazione.
  • Lingua: La conoscenza della lingua italiana è imprescindibile per l'interazione con le istituzioni e per l’inserimento sociale.
  • Rispetto delle Regole: L'adesione ai principi giuridici e ai valori democratici è un elemento determinante per essere parte integrante della società.

2. La Protezione Speciale e il Caso di Vicenza

Un esempio significativo di applicazione di questi principi si trova nella decisione della Commissione Territoriale di Vicenza del 18 febbraio 2025. Il richiedente, un cittadino marocchino, ha ottenuto un permesso di soggiorno per protezione speciale sulla base del forte radicamento sociale e lavorativo in Italia. La decisione è stata motivata dalla dimostrazione di una stabile occupazione, dalla conoscenza della lingua e dal rispetto delle norme locali. Questo caso dimostra che l’integrazione non è solo un criterio astratto, ma una realtà misurabile.

3. Il Principio della Reimmigrazione

Se l'integrazione è un diritto per chi dimostra impegno e merito, deve anche esistere il principio della reimmigrazione per chi non rispetta i requisiti minimi. Questo concetto prevede il ritorno nel Paese d’origine di coloro che:

  • Non hanno intrapreso un percorso di integrazione.
  • Non possiedono un’occupazione regolare e vivono esclusivamente di sussidi.
  • Sono coinvolti in attività illecite o non rispettano le regole della convivenza civile.

La reimmigrazione deve avvenire in maniera strutturata, attraverso programmi di rimpatrio assistito e accordi con i Paesi d’origine, evitando situazioni di clandestinità e disagio sociale.

4. Conclusioni: Un Modello Sostenibile per l’Immigrazione

Il principio dell'integrazione o reimmigrazione si pone come una soluzione equilibrata alle sfide migratorie, garantendo opportunità a chi dimostra volontà e capacità di integrarsi e, al contempo, evitando l’irregolarità e l’assistenzialismo improduttivo. L’Italia ha bisogno di un modello migratorio fondato su criteri oggettivi e verificabili, che permetta una gestione efficace e sostenibile dei flussi migratori.

L’attuazione di questo modello richiede un impegno istituzionale concreto, con politiche che incentivino l’integrazione attraverso formazione, opportunità lavorative e supporto linguistico, e al contempo prevedano meccanismi chiari e attuabili per la reimmigrazione di chi non soddisfa i criteri richiesti.

Avv. Fabio Loscerbo - Lobbista registrato in materia di Migrazione e Asilo presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea – ID: 280782895721-36

La Commissione di Vicenza Riconosce la Protezione Speciale per Integrazione

 La Commissione di Vicenza Riconosce la Protezione Speciale per Integrazione

Introduzione La Commissione Territoriale di Vicenza ha deliberato in data 10 marzo 2025 sul caso di un cittadino marocchino, riconoscendo la protezione speciale ai sensi dell’art. 32, comma 3, del D.Lgs. 25/2008. La decisione è di particolare interesse poiché analizza in profondità gli elementi di radicamento socio-lavorativo del richiedente e l’impatto di un eventuale rimpatrio sul suo diritto alla vita privata e familiare.

Quadro Fattuale e Normativo Il richiedente, nato in Marocco nel 2001, ha lasciato il paese nel settembre 2021, giungendo in Italia nel luglio 2022. Nel corso dell’audizione, ha dichiarato di aver lasciato il Marocco a causa di difficoltà economiche e dell’impossibilità di sostenere le cure mediche dei genitori. La sua richiesta di protezione internazionale è stata formalizzata presso la Questura di Rovigo nel gennaio 2023.

La Commissione ha valutato la domanda alla luce della Convenzione di Ginevra del 1951, del D.Lgs. 251/2007 e del D.Lgs. 25/2008, escludendo il riconoscimento dello status di rifugiato e della protezione sussidiaria, in quanto il richiedente non ha allegato elementi di persecuzione personale né un rischio di danno grave derivante da violenza indiscriminata.

Elementi Chiave della Decisione La protezione speciale è stata concessa sulla base di tre fattori determinanti:

  1. Radicamento socio-lavorativo

    • Il richiedente ha dimostrato di essere occupato in Italia dal marzo 2023 con contratti di lavoro a tempo determinato e, successivamente, a tempo indeterminato nel novembre 2024.
    • Ha prodotto la documentazione fiscale relativa ai redditi percepiti e le buste paga, attestando una condizione di autonomia economica.
  2. Tutela della vita privata e familiare

    • La Commissione ha riconosciuto che il richiedente, essendo presente in Italia da oltre due anni e con un’occupazione stabile, ha sviluppato legami sociali e professionali significativi.
    • L’eventuale rimpatrio costituirebbe una violazione del diritto al rispetto della vita privata ai sensi dell’art. 8 CEDU e dell’art. 19, comma 1.1, del D.Lgs. 286/1998.
  3. Situazione economica e sanitaria nel paese di origine

    • Il richiedente ha dichiarato di essere l’unico sostegno economico della sua famiglia e di non poter garantire, in caso di ritorno in Marocco, un adeguato sostegno ai genitori malati.
    • La Commissione ha considerato le difficoltà di accesso ai servizi sanitari e alle opportunità lavorative nel paese di origine.

Conclusione La decisione della Commissione Territoriale di Vicenza conferma il ruolo della protezione speciale come strumento di tutela per chi ha costruito un percorso di integrazione significativo in Italia. Il provvedimento evidenzia l’importanza del radicamento lavorativo e sociale come elemento determinante per l’applicazione dell’art. 32, comma 3, del D.Lgs. 25/2008, in linea con i principi sanciti dalla CEDU.

Avv. Fabio Loscerbo - Lobbista in materia di Migrazione e Asilo, registrato presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea – ID: 280782895721-36

domenica 9 marzo 2025

sabato 8 marzo 2025

ReImmigrazione e Protezione Speciale: Il Caso N.R.G. 13655/2023 e il Nuovo Equilibrio delle Politiche Migratorie

ReImmigrazione e Protezione Speciale: Il Caso N.R.G. 13655/2023 e il Nuovo Equilibrio delle Politiche Migratorie

Introduzione

La recente sentenza del Tribunale di Bologna, N.R.G. 13655/2023, ha riaffermato un principio fondamentale nelle politiche migratorie italiane: il diritto alla protezione speciale deve essere concesso a chi dimostra un radicamento effettivo e documentato nella società italiana. Tuttavia, questa tutela non può trasformarsi in una sanatoria indiscriminata, ma deve essere bilanciata con il principio della ReImmigrazione, ossia il ritorno assistito nei paesi d’origine per coloro che non raggiungono i requisiti di integrazione richiesti.

Il Caso: La Protezione Speciale Riconosciuta dal Tribunale di Bologna

Nel caso in esame, un cittadino marocchino aveva impugnato il provvedimento del Questore di Modena che rigettava la sua richiesta di protezione speciale ex art. 19 D.Lgs. 286/1998. Il ricorrente, presente in Italia da circa tre anni, aveva dimostrato un percorso di integrazione solido, caratterizzato da:

  • Un’occupazione stabile come muratore a Mantova.
  • Una rete familiare consolidata, vivendo con il cognato e altri parenti.
  • Un progressivo distacco dal paese d’origine, con legami familiari sempre più deboli in Marocco.
  • Un discreto livello di conoscenza della lingua italiana, sufficiente per comunicare senza interprete in sede di udienza.

Il Tribunale ha riconosciuto che l’espulsione del richiedente avrebbe causato una compromissione della sua vita privata e familiare, costituendo una violazione dell’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Di conseguenza, ha ordinato il rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale della durata di due anni, rinnovabile e convertibile in permesso per motivi di lavoro.

L’Equilibrio tra Protezione Speciale e ReImmigrazione

Questa decisione si inserisce nel più ampio dibattito sulla regolamentazione delle migrazioni in Italia. Se da un lato la protezione speciale garantisce il rispetto dei diritti fondamentali, dall’altro non può diventare un meccanismo automatico di regolarizzazione.

Qui entra in gioco il principio della ReImmigrazione, un modello che prevede:

  1. Il diritto di rimanere in Italia per chi si integra pienamente, dimostrando stabilità lavorativa, conoscenza della lingua e rispetto delle regole.
  2. Il ritorno assistito per chi non soddisfa tali requisiti, attraverso programmi strutturati di reintegrazione nei paesi d’origine.

In questo senso, il caso N.R.G. 13655/2023 evidenzia la necessità di un approccio selettivo alla protezione speciale, affinché venga concessa solo a chi contribuisce attivamente alla società italiana.

Conclusione

Il sistema migratorio italiano deve evolversi verso un modello che premi l’integrazione e non crei scorciatoie per la regolarizzazione indiscriminata. Il principio della ReImmigrazione garantisce una gestione più equa ed efficace dei flussi migratori, stabilendo che chi si integra ha diritto a rimanere, mentre chi non lo fa deve essere accompagnato in un percorso di ritorno assistito nel proprio paese d’origine.

La sentenza N.R.G. 13655/2023 conferma che il diritto di restare in Italia deve essere legato alla capacità di inserirsi nella società, non solo alla necessità di lasciare il proprio paese. La protezione speciale non può essere una soluzione indistinta per tutti, ma un’opportunità riservata a chi dimostra di volersi integrare realmente.


Avv. Fabio Loscerbo
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ReImmigrazione e Protezione Speciale: un Nuovo Equilibrio per le Politiche Migratorie

 

ReImmigrazione e Protezione Speciale: un Nuovo Equilibrio per le Politiche Migratorie

Introduzione

Il dibattito sulle politiche migratorie in Italia ha raggiunto un punto di svolta. La protezione speciale, introdotta come strumento per garantire i diritti fondamentali ai migranti, si sta rivelando un meccanismo di regolamentazione dell’integrazione. Tuttavia, affinché questa misura non diventi un mero surrogato della protezione internazionale, è necessario un nuovo paradigma: la ReImmigrazione, ovvero il principio secondo cui chi non si integra deve essere accompagnato verso il ritorno nel proprio paese di origine.

Protezione Speciale: Uno Strumento di Equilibrio

L’analisi della recente decisione della Commissione Territoriale di Verona, sezione di Vicenza, mostra come la protezione speciale venga concessa in assenza di requisiti per la protezione internazionale o sussidiaria. Nel caso esaminato, un cittadino marocchino ha presentato istanza di asilo per motivazioni economiche, ottenendo tuttavia un permesso per protezione speciale in base all’art. 19, comma 1.1, del D.Lgs. 286/1998. Il criterio determinante è stato il suo percorso di integrazione in Italia, dimostrato tramite contratti di lavoro regolari e una condizione economica autosufficiente.

Questa decisione conferma che l’integrazione è diventata un criterio di permanenza, una condizione imprescindibile per la regolarizzazione del soggiorno in Italia.

L’Integrazione come Obbligo

Il riconoscimento della protezione speciale non può basarsi su meri fattori soggettivi, come la volontà del migrante di stabilirsi in Italia, ma deve fondarsi su parametri oggettivi:

  • Lavoro regolare, come dimostrato da contratti a tempo determinato e indeterminato.
  • Conoscenza della lingua italiana, attestata da certificazioni ufficiali.
  • Rispetto delle regole, con assenza di precedenti penali e adesione ai valori della società ospitante.

Se questi elementi non vengono rispettati, l’integrazione fallisce e si applica il principio della ReImmigrazione.

ReImmigrazione: Il Percorso di Ritorno per Chi Non Si Integra

La ReImmigrazione rappresenta un nuovo paradigma per la gestione dei flussi migratori. Non si tratta di un semplice rimpatrio forzato, ma di una strategia strutturata, assistita e orientata alla reintegrazione nel paese di origine. Essa prevede:

  1. Programmi di ritorno volontario assistito, con incentivi economici per il rientro e l’avvio di attività produttive nel paese d’origine.
  2. Percorsi di reintegrazione sociale ed economica, con il supporto di organizzazioni internazionali.
  3. Monitoraggio post-rientro, per garantire che il migrante possa stabilirsi in condizioni dignitose.

L’Italia può adottare questo modello per distinguere chi si integra e chi invece non rispetta le condizioni per la permanenza.

Conclusione

Il sistema migratorio italiano deve evolvere in una direzione chiara: protezione per chi si integra, ritorno per chi non lo fa. La protezione speciale non può diventare un canale di sanatoria indiscriminata, ma deve essere il risultato di un percorso di integrazione verificabile. La ReImmigrazione è lo strumento per riequilibrare il sistema, garantendo che la permanenza in Italia sia un diritto acquisito attraverso il rispetto delle regole, il lavoro e l’inserimento sociale.


Avv. Fabio Loscerbo
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La Commissione Territoriale e il Ruolo della Protezione Speciale nell’Attuale Contesto Normativo

 La Commissione Territoriale e il Ruolo della Protezione Speciale nell’Attuale Contesto Normativo

Introduzione

La protezione internazionale è un istituto fondamentale per la tutela dei diritti umani, regolata da convenzioni internazionali e dalla normativa dell’Unione Europea. Tuttavia, la prassi applicativa delle Commissioni Territoriali dimostra come l’accesso a tali forme di protezione sia spesso limitato, determinando un ricorso sempre più frequente alla protezione speciale, introdotta nel nostro ordinamento con il D.L. 130/2020 e disciplinata dall’art. 19 del Testo Unico sull’Immigrazione (D.Lgs. 286/1998).


Il Caso Esaminato dalla Commissione Territoriale di Verona – Sezione Vicenza

Nel caso analizzato, il richiedente, un cittadino marocchino, ha presentato istanza di protezione internazionale adducendo motivazioni legate alla precarietà economica e all’impossibilità di sostenere la propria famiglia nel Paese d’origine. Il procedimento si è svolto secondo la procedura ordinaria, nonostante il Marocco rientri tra i Paesi di origine sicuri. La Commissione, pur riconoscendo la credibilità delle dichiarazioni, ha respinto la richiesta di protezione internazionale, escludendo sia lo status di rifugiato sia la protezione sussidiaria.


La Protezione Speciale: Un Riconoscimento Imprescindibile

Nonostante il rigetto della protezione internazionale, la Commissione ha ravvisato i presupposti per il rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale ai sensi dell’art. 32, comma 3, del D.Lgs. 25/2008. Tale riconoscimento si basa su due fattori chiave:


Il radicamento socio-lavorativo del richiedente – In Italia dal 2021, il richiedente ha maturato un percorso di integrazione dimostrato da contratti di lavoro regolari e attestati di formazione professionale.

La tutela della vita privata e familiare – L’allontanamento dal territorio nazionale comporterebbe una violazione dell’art. 8 della CEDU, che protegge il diritto alla vita privata e familiare, così come riconosciuto dall’art. 19, comma 1.1, del D.Lgs. 286/1998.

La Sentenza Elgafaji e i Limiti della Protezione Sussidiaria

Il provvedimento della Commissione evidenzia come la protezione sussidiaria venga negata in assenza di un conflitto armato generalizzato. Tuttavia, la giurisprudenza europea (sentenza Elgafaji, C-465/07) ha chiarito che anche situazioni di violenza diffusa e instabilità possono giustificare la concessione di tale forma di protezione, sebbene la valutazione rimanga discrezionale.


L’Integrazione come Nuovo Paradigma della Protezione

L’elemento centrale del riconoscimento della protezione speciale è l’integrazione del richiedente nel tessuto economico e sociale italiano. Questa decisione conferma l’evoluzione del concetto di protezione, che non si limita più alla mera condizione di pericolo nel Paese d’origine, ma considera il livello di radicamento e il rispetto delle regole come elementi essenziali per la permanenza in Italia.


Conclusioni

Il caso analizzato rappresenta un chiaro esempio di come la protezione speciale sia diventata uno strumento indispensabile per garantire il rispetto dei diritti fondamentali. Tuttavia, la sua applicazione dovrebbe essere affiancata da una riforma più ampia che riconosca l’integrazione come criterio centrale per la regolarizzazione del soggiorno degli stranieri in Italia. La protezione internazionale non può essere l’unico criterio di permanenza: l’obbligo di integrazione deve diventare il nuovo paradigma dell’immigrazione, garantendo una permanenza legata non solo al rischio nel Paese d’origine, ma alla capacità del migrante di inserirsi nella società italiana.

Integrazione e Reimmigrazione: Verso una Nuova Narrazione Giuridica e Sociale

 Integrazione e Reimmigrazione: Verso una Nuova Narrazione Giuridica e Sociale

La costante giurisprudenza che valorizza il percorso di integrazione è un faro che conferma l'idea espressa nel libro "Integrazione o Reimmigrazione". È necessario costruire una corretta narrazione dei termini integrazione e reimmigrazione, affinché non restino concetti astratti ma si traducano in principi chiari e applicabili.

Anche oggi al lavoro per approfondire e sviluppare questi temi, tra sentenze, articoli e strategie di diffusione. Ma una pausa con un buon toscano fuori dallo studio ci vuole: riflessione giuridica e boccata d’aria, un binomio inscindibile! 😏🔥







giovedì 6 marzo 2025

Evento Formativo: "La Rotta dei Diritti Fondamentali" – Bologna, 6 marzo 2025Il 6 marzo 2025

Evento Formativo: "La Rotta dei Diritti Fondamentali" – Bologna, 6 marzo 2025

Il 6 marzo 2025 ho partecipato all’evento formativo "La Rotta dei Diritti Fondamentali", organizzato da Magistratura Democratica presso la Sala Atelier di Bologna. Un'occasione di confronto e approfondimento sulle tutele dei migranti nel quadro del diritto europeo e del diritto interno.

L'incontro è stato aperto da Letizio Magliaro, Segretario di Magistratura Democratica Emilia Romagna, seguito dagli interventi di esperti del settore:

Chiara Favilli, Professoressa ordinaria di Diritto dell'Unione Europea presso l'Università di Firenze;

Marco Gattuso, Magistrato presso il Tribunale civile di Bologna;

Valeria Bolici, Magistrata presso il Tribunale penale di Bologna;

Francesca Cancellaro, Avvocata del Foro di Bologna.


A concludere l’incontro, Silvia Albano, Presidente di Magistratura Democratica, che ha sottolineato l'importanza di un'interpretazione delle norme conforme ai principi fondamentali di tutela dei diritti umani.

L'evento ha offerto spunti di riflessione su temi cruciali come la protezione internazionale, la protezione complementare e le sfide dell’integrazione nel contesto giuridico attuale. La giornata si è poi conclusa con lo spettacolo "Sotto lo stesso cielo" della Compagnia del Kintsugi e del Marconi School Musical.

Un ringraziamento agli organizzatori per l'opportunità di partecipare a questo momento di approfondimento e aggiornamento professionale, riconosciuto con 3 crediti formativi dal COA di Bologna.


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#DirittoImmigrazione #ProtezioneComplementare #DirittiUmani #MagistraturaDemocratica #FormazioneGiuridica

mercoledì 5 marzo 2025

Segnalazione Schengen e diniego del permesso di soggiorno: una rigidità normativa che ostacola l’integrazione

 

Segnalazione Schengen e diniego del permesso di soggiorno: una rigidità normativa che ostacola l’integrazione

La recente sentenza del TAR Emilia-Romagna, n. 638/2024, evidenzia ancora una volta come la normativa italiana sull’immigrazione continui a essere fondata su automatismi che impediscono una valutazione individuale delle situazioni e ostacolano il processo di integrazione. Il caso in questione riguarda il diniego di un permesso di soggiorno per emersione del lavoro irregolare a un cittadino marocchino, esclusivamente a causa di una segnalazione nel Sistema Informativo Schengen (SIS) inserita dalla Francia a seguito di un’espulsione avvenuta nel 2021.

La decisione del TAR conferma l’orientamento giurisprudenziale secondo cui la presenza di una segnalazione Schengen ai fini della non ammissione nel territorio costituisce un motivo ostativo assoluto al rilascio del permesso di soggiorno, impedendo alla pubblica amministrazione di valutare nel merito la posizione del richiedente. Questo approccio esclude qualsiasi analisi sull’integrazione effettiva del lavoratore straniero in Italia, ignorando il contributo economico e sociale che potrebbe apportare al Paese.

La mia visione sull’immigrazione, che ho espresso nel libro "Integrazione o ReImmigrazione", si basa su un paradigma chiaro: l’integrazione deve essere fondata su tre pilastri lavoro, lingua e rispetto delle regole. Chi dimostra di rispettare questi requisiti deve poter restare, indipendentemente da ostacoli burocratici o da decisioni amministrative prive di un’analisi individuale. La segnalazione Schengen, in questo caso, viene applicata in modo indiscriminato, senza verificare se il soggetto abbia sviluppato un percorso di inclusione sociale e lavorativa in Italia.

Il diritto dell’Unione Europea prevede che le segnalazioni Schengen non siano automaticamente vincolanti per gli Stati membri, ma possano essere valutate alla luce della situazione concreta del richiedente e degli obiettivi della domanda di soggiorno. Tuttavia, l’ordinamento italiano continua ad adottare un approccio burocratico e restrittivo, che ostacola qualsiasi possibilità di regolarizzazione anche per chi lavora onestamente e rispetta le leggi.

L’integrazione non può essere un concetto teorico, ma deve essere un processo misurabile, basato su criteri chiari e applicabili. L’applicazione automatica della segnalazione Schengen nega di fatto il diritto all’integrazione, creando un circolo vizioso in cui chi è già presente sul territorio viene respinto senza alternative, contribuendo a incrementare l’irregolarità. Un modello più equo dovrebbe prevedere la possibilità di una verifica individuale, che valuti il contributo sociale ed economico del richiedente e l’assenza di reali motivi di pericolosità per la sicurezza pubblica.

Questa sentenza dimostra l’urgente necessità di riformare il sistema di accesso alla regolarizzazione, adottando criteri che bilancino sicurezza e integrazione. L’Italia non può continuare a gestire l’immigrazione con norme rigide e punitive, ma deve adottare un modello razionale e sostenibile, che premi chi si integra e garantisca regole certe per chi non rispetta le condizioni di permanenza. La ReImmigrazione non deve essere un’esclusione pregiudiziale, ma un principio regolatore per chi non si integra, senza penalizzare chi contribuisce attivamente alla società.

Avv. Fabio Loscerbo
📧 avv.loscerbo@gmail.com
🌐 https://www.avvocatofabioloscerbo.it

martedì 4 marzo 2025

📢 Evento imperdibile a Bologna!
📅 6 marzo 2025
📍 Sala Atelier Si, via San Vitale 69, ore 16:00

🔹 "La rotta dei diritti fondamentali"
⚖️ Tutele dei migranti tra diritto europeo e interno
🎤 Interventi di magistrati, avvocati ed esperti
🔹 Con la partecipazione della dott.ssa Silvia Albano, Presidente di Magistratura Democratica
🎭 A seguire: spettacolo "Sotto lo stesso cielo"

Evento accreditato con 3 crediti formativi COA Bologna.

#Diritto #Migrazione #DirittiUmani #Bologna