mercoledì 5 febbraio 2025

Il Permesso di Soggiorno per Cure Mediche: Una Tutela Fondamentale per il Diritto alla Salute

 

Il Permesso di Soggiorno per Cure Mediche: Una Tutela Fondamentale per il Diritto alla Salute

Il permesso di soggiorno per cure mediche rappresenta uno strumento essenziale nel garantire il diritto alla salute e all'unità familiare, soprattutto per quei nuclei che si trovano a fronteggiare gravi patologie. Il caso esaminato riguarda una famiglia residente in Italia, il cui membro più giovane è affetto da una malattia genetica rara e invalidante, la fibrosi cistica, che richiede cure continuative e la presenza costante dei genitori come assistenti primari.

Il Quadro Normativo di Riferimento

Il rilascio di questo tipo di permesso si fonda sull’art. 19, comma 2, lettera d-bis, del D.Lgs. 286/1998 (Testo Unico sull’Immigrazione), il quale vieta l’espulsione degli stranieri che necessitano di cure essenziali per la propria sopravvivenza o che assistono familiari in situazioni di grave vulnerabilità. Questo principio è ulteriormente rafforzato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 44/2022, che ha sancito il diritto del padre di un minore gravemente malato di ottenere un permesso per garantire il suo supporto.

Anche la giurisprudenza sovranazionale si pone a tutela di questi diritti:

  • Art. 8 della CEDU (Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo): tutela la vita privata e familiare, imponendo agli Stati di garantire misure positive per l’unità familiare.
  • Convenzione sui Diritti del Fanciullo: riconosce il superiore interesse del minore e il diritto alla salute come diritti imprescindibili.
  • Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE: rafforza il diritto alla vita familiare e alla salute.

Il Caso Analizzato

Nel caso specifico, una minore affetta da fibrosi cistica, che richiede cure complesse e continuative, ha già ottenuto un permesso di soggiorno per cure mediche insieme alla madre. Tuttavia, il padre, nonostante il suo ruolo cruciale come assistente familiare, è privo di un titolo di soggiorno. Il mancato rilascio di un permesso in suo favore rappresenta una violazione grave dei principi sopra citati, mettendo a rischio sia la salute della minore sia l’unità del nucleo familiare.

L'Importanza del Ruolo Genitoriale

Le cure richieste da questa patologia comprendono:

  • Terapie farmacologiche e respiratorie giornaliere.
  • Supporto nutrizionale e monitoraggio continuo.
  • Assistenza durante ricoveri e visite mediche.

La presenza del genitore, in questo caso del padre, è fondamentale non solo per il supporto pratico ma anche per l’equilibrio psicologico del minore. L’assenza di un permesso per cure mediche per il padre crea una disparità nella tutela dei diritti della famiglia e ostacola il benessere del minore.

Le Richieste alla Pubblica Amministrazione

La famiglia ha richiesto alla Questura competente:

  1. Il rilascio di un permesso di soggiorno per cure mediche in favore del padre, che possa garantire la piena assistenza alla figlia malata.
  2. La fissazione di un appuntamento per attivare la procedura e la consegna della documentazione necessaria.
  3. L’adozione di una procedura semplificata per garantire un esito rapido, data la gravità della situazione.

Giurisprudenza a Sostegno

La recentissima ordinanza del Tribunale di Bologna (R.G. n. 11014/2021) ha ribadito l’obbligo delle Questure di ricevere e istruire le domande di permesso di soggiorno per cure mediche, censurando rifiuti informali o basati su meri formalismi. Il diritto alla salute, in tali casi, deve prevalere su ogni altro aspetto.

Conclusione

Questo caso sottolinea l’importanza di un approccio amministrativo che privilegi i diritti fondamentali della persona, in particolare del minore, e la necessità di garantire una tutela effettiva e non solo formale. La salute e il benessere della minore dipendono dalla possibilità che entrambi i genitori possano essere presenti e attivamente coinvolti nel percorso terapeutico.

L’auspicio è che le autorità competenti accolgano rapidamente la richiesta della famiglia, riconoscendo il diritto del padre al permesso di soggiorno per cure mediche, per tutelare l’integrità familiare e garantire una qualità di vita dignitosa alla minore.


Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo registrato presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea – ID: 280782895721-36

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martedì 4 febbraio 2025

Il Tribunale di Cagliari Riconosce la Protezione Speciale: Un Caso di Rilevanza per il Diritto dell'Immigrazione

 

Il Tribunale di Cagliari Riconosce la Protezione Speciale: Un Caso di Rilevanza per il Diritto dell'Immigrazione

Autore: Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo
Registrato presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea – ID: 280782895721-36


Il Tribunale di Cagliari, con il decreto del 30 gennaio 2025 (R.G. 2296/2024), ha accolto il ricorso presentato da un cittadino tunisino contro il rigetto della sua domanda di protezione internazionale. Pur escludendo il riconoscimento dello status di rifugiato e della protezione sussidiaria, il Tribunale ha ritenuto sussistenti i presupposti per il rilascio di un permesso di soggiorno per protezione speciale, ai sensi dell’art. 19, commi 1.1 e 1.2, del D. Lgs. 286/1998, così come modificato dal D.L. n. 20/2023.

Motivazioni della Decisione

Il ricorrente aveva lasciato la Tunisia nel 2020, sbarcando in Italia dopo un viaggio via mare. Il diniego della protezione internazionale era motivato dall’assenza di elementi di persecuzione personale o rischio grave nel Paese d'origine, ma il Tribunale ha valorizzato l’integrazione sociale e lavorativa dell'interessato in Italia.

La decisione sottolinea che il richiedente:

  • Risiede in Italia da diversi anni,
  • Ha avuto esperienze lavorative documentate,
  • Ha dimostrato un effettivo inserimento nel tessuto sociale,
  • Sostiene economicamente la famiglia nel Paese d’origine.

Il Tribunale ha richiamato l’art. 8 della CEDU e l’art. 7 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, riconoscendo che un rimpatrio forzato avrebbe violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare.

Implicazioni Giuridiche

Questa pronuncia si inserisce in un orientamento giurisprudenziale consolidato, che enfatizza l’importanza del radicamento sociale come criterio per il rilascio della protezione speciale. Il decreto impone alla Questura territorialmente competente di procedere al rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale, con l’obbligo di rispettare la decisione giudiziaria.

Questa sentenza rappresenta un ulteriore riconoscimento della centralità dell’integrazione sociale come elemento fondante della protezione speciale, rafforzando il diritto al soggiorno per coloro che hanno costruito un legame stabile con l’Italia.


Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo
Registrato presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea – ID: 280782895721-36

sabato 1 febbraio 2025

Diritto dell’Immigrazione e il Concetto di ReImmigrazione: Integrazione o Ritorno?

 Diritto dell’Immigrazione e il Concetto di ReImmigrazione: Integrazione o Ritorno?

Introduzione

Nel dibattito giuridico e sociale sull'immigrazione, il concetto di integrazione è spesso considerato il punto di arrivo di un percorso che inizia con l'ingresso del migrante nel Paese ospitante e si conclude con la sua piena partecipazione alla vita sociale, economica e culturale. Tuttavia, un fenomeno meno esplorato, ma in crescita, è quello della ReImmigrazione, intesa come il ritorno di un migrante nel Paese d'origine o in un terzo Stato dopo un periodo di integrazione nel Paese ospitante.

Integrazione: Un Obiettivo Giuridico e Sociale

L’integrazione degli stranieri è un obiettivo riconosciuto dal diritto dell’Unione Europea e dalle normative nazionali. Essa si fonda su pilastri quali:

  • Accesso al mercato del lavoro, spesso agevolato da permessi di soggiorno per motivi di lavoro o protezione;
  • Partecipazione sociale, attraverso il diritto all’istruzione, alla salute e alla sicurezza sociale;
  • Protezione giuridica, tramite strumenti come la protezione internazionale, speciale o complementare.

Tuttavia, l'integrazione non è sempre un processo lineare e irreversibile. Alcuni migranti, dopo aver raggiunto un buon livello di stabilità, decidono di lasciare il Paese ospitante per varie ragioni, dando vita al fenomeno della ReImmigrazione.

Il Concetto di ReImmigrazione

Con ReImmigrazione si intende il ritorno volontario o indotto di un migrante in un altro contesto migratorio dopo un periodo di stabilità in un Paese. Questo concetto si distingue dal semplice rimpatrio, che spesso avviene per cause di forza maggiore (dinieghi di protezione, espulsioni, difficoltà economiche), e si caratterizza per un elemento di scelta e pianificazione.

I motivi alla base della ReImmigrazione possono essere:

  • Aspettative non soddisfatte: il migrante, pur integrato, può non trovare nel Paese di accoglienza le opportunità sperate e decide di cercarle altrove.
  • Riconoscimento giuridico limitato: restrizioni nei rinnovi dei permessi di soggiorno o difficoltà burocratiche spingono molti a spostarsi in Stati con normative più favorevoli.
  • Legami con il Paese d’origine: il miglioramento delle condizioni economiche o politiche del Paese natale può indurre il migrante a rientrare e contribuire allo sviluppo locale con le competenze acquisite.
  • Mobilità intra-UE: molti migranti stabiliti in un Paese europeo scelgono di trasferirsi in un altro Stato membro, sfruttando il riconoscimento della protezione internazionale o del permesso di soggiorno.

ReImmigrazione e Diritto dell’Immigrazione

Il diritto dell’immigrazione deve evolversi per rispondere a queste nuove dinamiche. Alcune misure che potrebbero agevolare una ReImmigrazione consapevole e tutelata includono:

  1. Programmi di Rientro Assistito: garantire che i migranti che scelgono di lasciare il Paese possano farlo con adeguato supporto, evitando situazioni di precarietà.
  2. Mobilità intra-UE per migranti regolari: agevolare il riconoscimento di titoli di soggiorno tra Stati membri, evitando che chi ha già un’integrazione avviata debba ripartire da zero.
  3. Diritto al Rientro: prevedere meccanismi che consentano ai migranti di poter tornare nel Paese ospitante, qualora lo desiderino, senza perdere i diritti acquisiti.

Conclusione

La ReImmigrazione sfida l’idea tradizionale di immigrazione come percorso a senso unico. I legislatori e i giuristi devono tenerne conto nella costruzione di un diritto dell’immigrazione più dinamico, che riconosca la mobilità come un elemento positivo e non come una perdita. L’integrazione, infatti, non dovrebbe essere vista solo come un processo definitivo, ma anche come un capitale di esperienze e competenze che può essere speso in diversi contesti, garantendo sia la libertà individuale del migrante che il beneficio per le società coinvolte.


Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo registrato presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea – ID: 280782895721-36

mercoledì 29 gennaio 2025

Il Tribunale di Bologna riconosce il diritto al lavoro del richiedente asilo: una sentenza che tutela diritti e dignità

 Il Tribunale di Bologna riconosce il diritto al lavoro del richiedente asilo: una sentenza che tutela diritti e dignità

Con il decreto del 20 febbraio 2024 (RG. 601/2024), il Tribunale di Bologna ha emesso una decisione di grande rilevanza in materia di protezione internazionale, chiarendo due aspetti fondamentali relativi al diritto dei richiedenti asilo: l’anticipazione degli appuntamenti per la formalizzazione delle domande di protezione e il diritto allo svolgimento di attività lavorativa decorsi 60 giorni dalla manifestazione della volontà di chiedere protezione.

Il contesto del caso

Il ricorrente aveva espresso la volontà di presentare una domanda reiterata di protezione internazionale nell’ottobre 2023, ma l’appuntamento per la formalizzazione della domanda presso la Questura era stato fissato solo a marzo 2024. Nel frattempo, il richiedente era stato destinatario di un provvedimento di espulsione e di un ordine di allontanamento, successivamente sospesi dal Giudice di pace. Con un ricorso d’urgenza ex art. 700 c.p.c., il richiedente ha chiesto al Tribunale:

  1. L’anticipazione dell’appuntamento per la formalizzazione della domanda.
  2. L’accertamento del diritto a svolgere attività lavorativa decorsi 60 giorni dalla manifestazione della volontà di chiedere protezione.

Il diritto alla formalizzazione nei termini previsti dalla legge

Sul primo aspetto, il Tribunale ha riconosciuto che il termine di 5 mesi tra la manifestazione della volontà e l’appuntamento per la formalizzazione della domanda supera abbondantemente il limite previsto dall’art. 26, comma 2-bis del D.Lgs. 25/2008, che stabilisce tempi più contenuti per la formalizzazione delle domande di protezione internazionale. Tuttavia, il giudice ha escluso il periculum in mora per l’anticipazione dell’appuntamento poiché l’udienza cautelare si è svolta pochi giorni prima della data fissata dalla Questura e il rischio di espulsione era già scongiurato grazie alla sospensione del provvedimento di allontanamento da parte del Giudice di pace.

Il diritto al lavoro e la decorrenza del termine

Più rilevante e innovativa è stata la decisione sul secondo profilo, riguardante il diritto del richiedente asilo a svolgere attività lavorativa decorsi 60 giorni dalla manifestazione della volontà. Il Tribunale ha sottolineato che il diritto alla formalizzazione tempestiva della domanda di protezione non è solo un aspetto formale, ma rappresenta una garanzia fondamentale per il richiedente. Questo diritto mira a consentire al richiedente di avere i mezzi di sostentamento necessari e, al contempo, risponde all’interesse pubblico di evitare situazioni che potrebbero portare al lavoro nero o ad attività illecite.

Il Tribunale ha interpretato il termine di 60 giorni, previsto dall’art. 22, comma 1 del D.Lgs. 142/2015 per l’autorizzazione al lavoro, come decorrente dalla manifestazione della volontà di chiedere protezione internazionale presso la Questura, e non dalla formalizzazione della domanda (mediante la redazione del modello C3). Tale interpretazione, conforme alla ratio della norma, tiene conto del rischio che le esigenze organizzative delle Questure ricadano in modo sproporzionato sui richiedenti asilo, causando effetti criminogeni, quali il lavoro nero o l’esclusione sociale.

Il rilascio del permesso di soggiorno provvisorio

A rafforzare questa interpretazione, il Tribunale ha stabilito che al ricorrente debba essere rilasciato un permesso di soggiorno provvisorio ex art. 4 del D.Lgs. 142/2015, con effetto immediato di autorizzazione al lavoro. Questa disposizione garantisce una protezione effettiva e immediata, evitando che i ritardi nella formalizzazione possano tradursi in una negazione di diritti fondamentali.

Conclusioni

La decisione del Tribunale di Bologna rappresenta un’importante affermazione del diritto al lavoro per i richiedenti asilo, sancendo che il termine di 60 giorni per l’autorizzazione al lavoro decorre dalla manifestazione della volontà di chiedere protezione e non dalla formalizzazione della domanda. Questo approccio evita che le inefficienze amministrative delle Questure possano compromettere i diritti dei richiedenti, tutelando al contempo la loro dignità e la loro inclusione socio-economica.

Questa sentenza pone l’accento sull’importanza di garantire un trattamento giusto ed equo ai richiedenti asilo, nel rispetto sia dei loro diritti fondamentali sia dell’interesse pubblico. Una decisione che, al di là del caso specifico, offre un precedente significativo per la tutela dei diritti dei migranti nel sistema giuridico italiano.


Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo registrato presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea – ID: 280782895721-36

domenica 26 gennaio 2025

Manifesto per un’Immigrazione Sostenibile: Integrazione come Requisito, Non Come Obiettivo

 

Manifesto per un’Immigrazione Sostenibile:

Integrazione come Requisito, Non Come Obiettivo

Premessa
L’Europa ha adottato per decenni un approccio all’immigrazione basato sull’inserimento lavorativo come prerequisito per la permanenza.

Questo modello ha dimostrato limiti significativi, generando tensioni sociali e ostacolando un’autentica coesione tra migranti e comunità ospitanti.

È tempo di capovolgere questa regola: non è il lavoro che giustifica l’ingresso e la permanenza, ma l’integrazione.

Questo manifesto stabilisce principi chiari: integrare per restare, non integrarsi per lavorare.

Chi non dimostra un’effettiva integrazione perde il diritto di permanere e deve intraprendere un percorso di ReImmigrazione verso il paese d’origine.

La sostenibilità dell’immigrazione non riguarda solo l’accoglienza di nuovi migranti, ma anche la tutela di chi ha già completato con successo il proprio percorso di integrazione.

Principi Fondamentali

  1. Integrazione come Requisito Primario

    L’ingresso e la permanenza in Europa devono essere subordinati alla capacità e volontà del migrante di integrarsi nella società ospitante. Non è sufficiente avere un lavoro: è necessaria una dimostrazione concreta di adesione ai valori, alle norme e alla cultura della comunità.

  2. Tutela dei Migranti Integrati

    La sostenibilità dell’immigrazione è strettamente legata alla protezione dei diritti e delle opportunità di chi si è già integrato. Le politiche devono garantire continuità e stabilità a chi ha contribuito al benessere della società ospitante, prevenendo disparità tra nuovi arrivati e migranti già stabiliti.

  3. Limitazione del Ricongiungimento Familiare

    Il ricongiungimento familiare deve essere concesso solo in presenza di un’integrazione consolidata del richiedente. Non può essere un diritto automatico, ma un privilegio basato sul rispetto delle regole e sull’effettivo contributo alla comunità.

  4. ReImmigrazione Come Alternativa Necessaria

    Chi non dimostra di essere integrato entro tempi ragionevoli o manifesta comportamenti incompatibili con la coesione sociale deve intraprendere un percorso di rientro nel paese d’origine, sostenuto con strumenti concreti per il reinserimento.

Nuove Regole per l’Immigrazione

  1. Ingresso Basato su Progetti di Integrazione

    • L’ingresso deve essere autorizzato solo a chi si impegna formalmente a seguire percorsi di integrazione, inclusi l’apprendimento della lingua e la partecipazione a programmi di educazione civica.

    • I permessi di soggiorno iniziali devono essere di breve durata e rinnovabili esclusivamente in base ai progressi dimostrati nell’integrazione.

  2. Valutazione Continua dell’Integrazione

    • Introduzione di criteri oggettivi per misurare l’integrazione: conoscenza della lingua, partecipazione alla vita comunitaria, rispetto delle leggi e assenza di comportamenti antisociali.

    • I migranti che non soddisfano tali criteri entro un periodo definito perdono il diritto di soggiorno.

    • Un esempio positivo da ampliare è rappresentato dall'Accordo di Integrazione adottato in Italia. Questo strumento prevede un percorso formativo obbligatorio per i nuovi arrivati, finalizzato all’apprendimento della lingua, delle leggi e dei valori fondamentali della società italiana. Un modello simile, opportunamente ampliato e incrementato, potrebbe costituire un riferimento per una gestione più efficace dei processi di integrazione a livello europeo. L'obiettivo è garantire un approccio standardizzato che valuti concretamente i progressi individuali nel percorso di integrazione.

  3. Lavoro Come Esito dell’Integrazione

    • Il lavoro non deve essere un prerequisito per la permanenza, ma un risultato naturale dell’integrazione. È necessario separare il concetto di “integrazione” dall’idea di mera “occupazione lavorativa”.

Misure per la ReImmigrazione

  1. Ritorno Volontario Incentivato

    • Programmi di ritorno volontario con incentivi economici, formazione professionale e supporto per il reinserimento nel paese d’origine.

  2. Rimpatri Forzati Sostenibili

    • Per chi non rispetta le regole di integrazione, devono essere attuati rimpatri forzati in modo umano e organizzato, con il coinvolgimento dei paesi di origine.

    • Tuttavia, è essenziale che l'Europa dimostri la forza politica e diplomatica necessaria per imporre ai paesi di origine la loro collaborazione. I governi europei devono stipulare accordi bilaterali e multilaterali vincolanti, che prevedano il rimpatrio dei cittadini.

    • L'assenza di collaborazione da parte di alcuni paesi di origine rappresenta una sfida significativa che rischia di vanificare gli sforzi per una gestione sostenibile dell'immigrazione. L'Europa deve essere in grado di condizionare gli aiuti allo sviluppo e altre forme di supporto economico alla piena adesione a tali accordi, garantendo che i paesi di origine rispettino i propri obblighi internazionali e cooperino attivamente nel processo di rimpatrio.

  3. Cooperazione con i Paesi di Origine

    • Accordi bilaterali per garantire che i paesi di origine accolgano i propri cittadini rimpatriati e promuovano la loro reintegrazione sociale ed economica.

  4. Creazione di Centri in Paesi Terzi

    • Sviluppo di centri per la gestione dei migranti in paesi esteri, sul modello italiano adottato in Albania. Questi centri devono essere funzionali a consentire il rimpatrio, offrendo supporto logistico e assistenza per il trasferimento nei paesi di origine. La reintegrazione sociale ed economica dei migranti rimpatriati deve essere responsabilità primaria dei paesi di origine, che devono attuare politiche adeguate per accogliere e sostenere i propri cittadini. Questo approccio mira a migliorare la gestione dei flussi migratori, riducendo la pressione sui paesi europei e garantendo che i rimpatri avvengano nel pieno rispetto della dignità umana.

Riflessione sul caso Italiano: il Decreto-Legge n. 145 del 2024

Il recente Decreto-Legge n. 145 del 2024 introduce la possibilità di convertire i permessi di soggiorno stagionali in permessi per lavoro subordinato, a tempo determinato o indeterminato, dopo aver svolto soltanto 39 giornate lavorative. Questo approccio solleva numerose criticità:

  • Integrazione Assente: La conversione del permesso non richiede alcuna verifica sul livello di integrazione sociale e culturale del lavoratore stagionale. Questo rischio è amplificato dal numero significativo di lavoratori coinvolti. Secondo il Decreto Flussi per il triennio 2023-2025, l'Italia prevede di ammettere complessivamente 452.000 cittadini stranieri per lavoro subordinato stagionale e non stagionale, nonché per lavoro autonomo. Di questi, le quote per il lavoro stagionale sono:

    • Anno 2023: 89.050 ingressi;

    • Anno 2024: 89.050 ingressi;

    • Anno 2025: 110.000 ingressi.

    Per il 2025, 110.000 ingressi sono destinati esclusivamente al lavoro stagionale, e, se convertiti in permessi di soggiorno subordinato, questi lavoratori otterranno un titolo di soggiorno valido due anni senza dover dimostrare alcun progresso nei percorsi di integrazione.

  • Precarietà a Lungo Termine: L'assenza di requisiti integrativi può portare a situazioni di isolamento sociale e lavorativo, generando percorsi di permanenza basati unicamente su logiche economiche. Questo modello rischia di creare una categoria di lavoratori migranti marginalizzati, senza una reale prospettiva di inserimento nella società ospitante.

  • Contrasto con i Principi di Sostenibilità: Il decreto non considera l'integrazione come un requisito fondamentale per la permanenza, contravvenendo a un principio essenziale per una gestione sostenibile e coesa dell'immigrazione.

Questa politica evidenzia la necessità di introdurre strumenti che garantiscano che la conversione dei permessi sia subordinata non solo al completamento di un numero minimo di giornate lavorative, ma anche alla partecipazione a percorsi formativi che certifichino un effettivo progresso nell'integrazione.

  • garantire una vera coesione sociale.

  • Contrasta con il principio secondo cui l’integrazione deve essere il requisito primario per la permanenza.

Obiettivi Strategici

  1. Ripristino del Controllo sulle Migrazioni

    • Ridurre l’ingresso indiscriminato, focalizzandosi su criteri di integrazione anziché solo su esigenze lavorative o umanitarie.

  2. Riduzione della Pressione Sociale

    • Garantire che solo i migranti integrati rimangano, riducendo le tensioni legate alla mancanza di coesione culturale e sociale.

  3. Promozione di una Nuova Cultura dell’Immigrazione

    • Diffondere il principio che la permanenza in Europa non è un diritto acquisito, ma una responsabilità reciproca tra migrante e comunità.

Conclusioni
È necessario un modello basato su responsabilità, reciprocità e sostenibilità, dove l’integrazione è la condizione imprescindibile per restare e il ritorno nel paese d’origine è una possibilità concreta per chi non si adatta.



Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo

registrato presso il Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea

ID: 280782895721-36
www.about.me/loscerbo


venerdì 24 gennaio 2025

I Tempi di Attesa nei Tribunali Italiani per Ricorsi in Materia di Immigrazione

 

I Tempi di Attesa nei Tribunali Italiani per Ricorsi in Materia di Immigrazione

La giustizia in materia di immigrazione rappresenta un ambito di cruciale importanza, ma i tempi di attesa per la fissazione delle udienze nei tribunali italiani continuano a costituire un ostacolo significativo per una tutela tempestiva dei diritti. Un’analisi delle tempistiche nei tribunali di Firenze e Bologna evidenzia il carico di lavoro e le difficoltà organizzative che caratterizzano il sistema giudiziario in questo ambito.

Tempistiche nel Tribunale di Firenze

  • Settembre 2022: Un ricorso iscritto a ruolo in questa data ha avuto l'udienza fissata per maggio 2025, con un tempo di attesa di circa 2 anni e 8 mesi.

  • Novembre 2022: Un altro ricorso ha visto l'udienza fissata per aprile 2025, con un'attesa di circa 2 anni e 5 mesi.

  • Dicembre 2022 e gennaio 2023: I ricorsi di queste date non hanno ancora udienze fissate, ma si prevede che vengano calendarizzate tra luglio e ottobre 2025, seguendo le medie attuali.

Tempistiche nel Tribunale di Bologna

  • Giugno 2023: Un ricorso iscritto in questa data ha l'udienza fissata per il 27 febbraio 2025, con un tempo di attesa di 1 anno e 8 mesi.

  • Settembre, novembre e dicembre 2023: I ricorsi iscritti in queste date non hanno ancora udienze fissate. Si ipotizza che possano essere programmate tra marzo e luglio 2025, in base alle tempistiche riscontrate.

Fattori che Influiscono sui Ritardi

  1. Carico di lavoro e risorse limitate: I tribunali con sezioni specializzate in immigrazione, come quelli di Bologna e Firenze, affrontano un elevato volume di ricorsi, spesso aggravato dalla carenza di personale.

  2. Priorità assegnate ai casi urgenti: Procedimenti con richieste di sospensiva o relativi a situazioni di estrema vulnerabilità possono ricevere priorità, allungando i tempi per gli altri ricorsi.

  3. Digitalizzazione e organizzazione: Sebbene la digitalizzazione abbia migliorato alcuni aspetti della gestione processuale, restano margini di miglioramento per velocizzare le fissazioni delle udienze.

Implicazioni per i Richiedenti Giustizia

Nella maggior parte dei casi, i giudici concedono la sospensiva, evitando quindi pregiudizi immediati ai richiedenti. Tuttavia, l'attesa prolungata per la definizione del ricorso rappresenta una questione che influisce negativamente sulla psicologia delle persone coinvolte. L'incertezza protratta nel tempo può generare stress, ansia e un senso di insicurezza, aggravando le difficoltà di integrazione e stabilità.

Per migliorare questa situazione, sarebbe utile proporre ai tribunali di pubblicare sui propri siti web i tempi medi di attesa aggiornati per le diverse tipologie di ricorsi. Questa misura favorirebbe una maggiore trasparenza e consentirebbe ai richiedenti di avere aspettative più realistiche, riducendo l’impatto psicologico dell'incertezza.

Cosa Aspettarsi per il Futuro

  • Riduzione dei tempi: Sarebbe auspicabile un intervento strutturale che preveda l’incremento del personale amministrativo e giudicante, oltre a un potenziamento dei sistemi digitali.

  • Più trasparenza: Una maggiore chiarezza sui criteri di priorità nella gestione dei ricorsi potrebbe favorire una percezione di giustizia più equa.

Conclusione

Affrontare i ritardi nei ricorsi in materia di immigrazione è fondamentale per garantire un sistema giudiziario che rispetti i diritti umani e favorisca una reale integrazione. Un monitoraggio costante delle tempistiche e delle inefficienze è un primo passo verso un miglioramento significativo.


Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo registrato presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea – ID: 280782895721-36


Risorse utili

  • Sito ufficiale: https://www.avvocatofabioloscerbo.it

  • Blog sull'immigrazione: https://avvocatoimmigrazione.blogspot.com/

  • Osservatorio Giuridico sull'Immigrazione: https://osservatoriogiuridicoimmigrazione.blogspot.com/

  • Associazione Legalimmigrazionisti: https://associazionelegalimmigrazionisti.blogspot.com/

  • Twitter: https://twitter.com/Avv_Loscerbo

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giovedì 23 gennaio 2025

Registrazione come lobbista: un impegno trasparente per i diritti dei migranti e dei rifugiati

 

Registrazione come lobbista: un impegno trasparente per i diritti dei migranti e dei rifugiati

Sono lieto di annunciare la mia registrazione ufficiale come lobbista presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea, con l'ID 280782895721-36. Questo passo rappresenta un impegno formale per contribuire al miglioramento delle politiche in materia di migrazione e asilo a livello europeo.

Il ruolo di un lobbista non si limita a rappresentare interessi particolari, ma implica anche il dovere di promuovere valori fondamentali come i diritti umani, la solidarietà e la giustizia sociale. Attraverso questa registrazione, mi pongo l'obiettivo di collaborare attivamente con le istituzioni europee per garantire che le voci dei migranti e dei rifugiati siano ascoltate e che le politiche siano basate sui principi di equità, inclusione e rispetto delle normative europee.

Questa attività di lobbying sarà svolta nel pieno rispetto dei criteri di trasparenza e integrità, come richiesto dal Registro. Mi impegnerò a portare avanti iniziative che possano migliorare la qualità della vita di migliaia di persone, affrontando le sfide legislative e amministrative che spesso ostacolano i loro diritti fondamentali.


Elenco delle risorse di comunicazione ufficiali:

  • Sito ufficiale:
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  • Blog:
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    https://associazionelegalimmigrazionisti.blogspot.com/
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Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo registrato presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea – ID: 280782895721-36


martedì 21 gennaio 2025

Procedura Accelerata e Rispetto dei Termini: Un Altro Importante Intervento del Tribunale di Firenze

 Procedura Accelerata e Rispetto dei Termini: Un Altro Importante Intervento del Tribunale di Firenze


Il recente decreto del Tribunale di Firenze (N. R.G. 697/2025), emesso dal Giudice dott. Umberto Castagnini, pone l'accento su una questione di fondamentale rilevanza nel diritto dell'immigrazione: il rispetto dei termini procedurali nella gestione delle domande di protezione internazionale in procedura accelerata. Questo intervento giurisdizionale ribadisce i principi sanciti dalle Sezioni Unite, che legano il rispetto delle tempistiche procedurali alla validità della deroga al principio di sospensione automatica.

Il decreto evidenzia che, nel caso specifico, la Commissione Territoriale non ha rispettato i termini previsti dall'art. 28-bis del D.Lgs. 25/2008, determinando il ritorno alla procedura ordinaria. Ne consegue il riconoscimento automatico dell'effetto sospensivo del ricorso presentato contro il rigetto per manifesta infondatezza.

Questo provvedimento rappresenta un ulteriore tassello nel consolidamento di una giurisprudenza che pone al centro la tutela effettiva dei diritti dei richiedenti protezione, garantendo una piena effettività del principio di sospensione automatica quando le procedure accelerate non vengono correttamente applicate.

La decisione del Tribunale di Firenze non solo conferma la necessità di un rigoroso rispetto delle tempistiche procedurali, ma sottolinea anche il valore del quadro normativo europeo e nazionale nella salvaguardia dei diritti fondamentali.


Tutte le risorse dell'Avv. Fabio Loscerbo

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Firma: Avv. Fabio Loscerbo

La Giustizia Riconosce la Dignità dei Lavoratori Stranieri: Sospeso il Rigetto per Protezione Speciale

 

Titolo: La Giustizia Riconosce la Dignità dei Lavoratori Stranieri: Sospeso il Rigetto per Protezione Speciale

Un'importante sentenza del Tribunale di Bologna ha sancito un traguardo significativo per la difesa dei diritti fondamentali di un cittadino straniero integrato in Italia. La decisione riguarda la sospensione del rigetto di un permesso di soggiorno per protezione speciale, garantendo al richiedente la possibilità di proseguire il proprio percorso lavorativo e sociale.

Elementi chiave della decisione

  • Forte radicamento sociale e lavorativo: Il richiedente, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato e una lunga permanenza in Italia, ha dimostrato una piena integrazione nella comunità.
  • Tutela dei diritti umani: La sentenza richiama i principi sanciti dall’art. 19 del D.Lgs. 286/98 e dall’art. 8 della CEDU, evidenziando il rischio di grave pregiudizio in caso di espulsione.
  • Sicurezza giuridica e dignità personale: Il provvedimento garantisce al richiedente il diritto a una vita dignitosa, salvaguardando il suo inserimento nella società italiana.

L’importanza della sentenza

Questo provvedimento rappresenta una pietra miliare per la giurisprudenza in tema di protezione speciale, ribadendo come il radicamento sociale e il rispetto della dignità umana debbano essere criteri fondamentali nella valutazione delle richieste di protezione.


Firma

Avv. Fabio Loscerbo


Risorse per approfondire


Hashtag

Italiano: #ProtezioneSpeciale #DirittiUmani #DirittoImmigrazione #Lavoro #Integrazione
Arabo: #الحماية_الخاصة #حقوق_الإنسان #قانون_الهجرة #العمل #الاندماج
Persiano: #حفاظت_ویژه #حقوق_بشر #قانون_مهاجرت #کار #ادغام
Turco: #ÖzelKoruma #İnsanHakları #GöçHukuku #Çalışma #Entegrasyon
Inglese: #SpecialProtection #HumanRights #ImmigrationLaw #Employment #Integration
Albanese: #MbrojtjeSpeciale #TeDrejtatENjeriut #LigjiEmigracionit #Punësim #Integrim

Sospensione del Rigetto di Protezione Speciale: Un Caso Rilevante per i Diritti degli Stranieri

 


Sospensione del Rigetto di Protezione Speciale: Un Caso Rilevante per i Diritti degli Stranieri

Introduzione

Un recente decreto del Tribunale di Bologna, Sezione Specializzata in Immigrazione, Protezione Internazionale e Libera Circolazione, ha sospeso un rigetto del permesso di soggiorno per protezione speciale presentato da una cittadina albanese. La decisione si basa sulla dimostrata integrazione sociale, familiare e lavorativa della richiedente, sottolineando l'importanza della tutela dei diritti fondamentali in linea con l'art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) e l’art. 19 del D.Lgs. 286/1998.

I Fatti

Il rigetto, notificato dalla Questura di Ravenna, non riconosceva sufficiente radicamento della richiedente in Italia. Tuttavia, il ricorso ha portato all’attenzione del giudice:

  • La presenza del nucleo familiare, incluso il coniuge e due figli minori.
  • Contratti lavorativi a tempo indeterminato sia della richiedente sia del coniuge.
  • Integrazione scolastica e sociale dei figli in Italia.

Motivazioni della Decisione

Il giudice ha accolto il ricorso considerando:

  1. Fumus boni iuris: Le prove presentate dimostrano un solido radicamento, sufficiente a ritenere plausibile la violazione del diritto alla vita privata e familiare in caso di espulsione.
  2. Periculum in mora: Il rigetto avrebbe potuto causare un grave danno, inclusa la separazione familiare e l’impossibilità di proseguire l’attività lavorativa.

Conclusioni del Decreto

Il giudice ha disposto:

  • La sospensione del rigetto emesso dalla Questura.
  • La restituzione della ricevuta comprovante la domanda di permesso di soggiorno per protezione speciale.

Importanza della Decisione

Questa sentenza rappresenta un precedente significativo per la tutela dei diritti degli stranieri in Italia. Sottolinea come il radicamento sociale e familiare debba essere un criterio primario nel riconoscimento della protezione speciale, anche quando inizialmente negato dalle autorità amministrative.


Risorse di Comunicazione

Di seguito l’elenco completo delle risorse di comunicazione con link visibili per copia e incolla:


Hashtag

Italiano:
#DirittoImmigrazione #ProtezioneSpeciale #DirittiUmani #Integrazione #AvvocatoImmigrazione #PermessoDiSoggiorno #ImmigrazioneItalia

Arabo:
#قانون_الهجرة #حماية_خاصة #حقوق_الإنسان #الاندماج #محامي_الهجرة #تصريح_الإقامة #الهجرة_إلى_إيطاليا

Persiano:
#قانون_مهاجرت #حمایت_ویژه #حقوق_بشر #ادغام #وکیل_مهاجرت #مجوز_اقامت #مهاجرت_به_ایتالیا

Turco:
#GöçHukuku #ÖzelKoruma #İnsanHakları #Entegrasyon #GöçmenAvukatı #Oturmaİzni #İtalyaGöç

Inglese:
#ImmigrationLaw #SpecialProtection #HumanRights #Integration #ImmigrationLawyer #ResidencePermit #ImmigrationToItaly

Albanese:
#LigjiEmigracionit #MbrojtjeSpeciale #TeDrejtatENjeriut #Integrimi #AvokatiEmigracionit #LejeQendrimi #EmigrimNeItali


Firmato:
Avv. Fabio Loscerbo

lunedì 20 gennaio 2025

Il Codice Fiscale nel Permesso di Soggiorno: Una Sentenza del Tribunale di Bologna

 

Il Codice Fiscale nel Permesso di Soggiorno: Una Sentenza del Tribunale di Bologna

Il Tribunale Ordinario di Bologna, con ordinanza del 15 gennaio 2025 (R.G. n. 12304-2/2023), ha disposto l’obbligo per la Questura di Bologna di includere il codice fiscale nella ricevuta comprovante la presentazione della domanda di rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale. Questo provvedimento rappresenta un importante passo avanti per la tutela giurisdizionale dei diritti dei richiedenti protezione speciale, garantendo loro maggiore certezza e possibilità di accesso ai servizi essenziali.


Il Contesto della Decisione

Il ricorrente, cittadino straniero in attesa di permesso per protezione speciale, si era visto restituire una ricevuta priva del codice fiscale, limitando così la possibilità di accedere a importanti diritti, tra cui l'iscrizione anagrafica, l'accesso al lavoro regolare e ai servizi sanitari. Il Giudice ha ritenuto che, con la sospensione del rigetto del permesso, il ricorrente debba essere considerato a tutti gli effetti legalmente soggiornante fino alla definizione del giudizio di merito.


Gli Elementi Chiave della Sentenza

  1. Ripristino della legalità del soggiorno: La sospensiva impedisce l’espulsione del ricorrente e garantisce la sua permanenza regolare sul territorio italiano.
  2. Codice fiscale come diritto fondamentale: L’inserimento del codice fiscale nella ricevuta è stato considerato un elemento essenziale per rendere effettiva la tutela giurisdizionale concessa.
  3. Garanzia dei diritti del richiedente: La decisione assicura che il richiedente possa accedere a servizi e opportunità lavorative durante l’attesa della definizione del giudizio.

Un Messaggio Importante per le Istituzioni

Questa ordinanza sottolinea l’importanza di garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei richiedenti protezione, anche nelle fasi intermedie dei procedimenti amministrativi. L'adozione di strumenti come il codice fiscale permette di trasformare una semplice formalità in una vera e propria tutela dei diritti.

Avv. Fabio Loscerbo


Risorse di Comunicazione dell'Avv. Fabio Loscerbo


Hashtag per i Social Media

  • Italiano: #CodiceFiscale #ProtezioneSpeciale #DirittiUmani
  • Arabo: #الرقم_الضريبي #الحماية_الخاصة #حقوق_الإنسان
  • Persiano: #کد_مالیاتی #حمایتویژه #حقوقبشر
  • Albanese: #KodiFiskal #MbrojtjaSpeciale #TeDrejtatENjeriut
  • Turco: #VergiKimlikNumarası #ÖzelKoruma #İnsanHakları
  • Inglese: #TaxCode #SpecialProtection #HumanRights

Protezione Speciale: Una Sentenza di Rilievo dal Tribunale di Bologna

 

Protezione Speciale: Una Sentenza di Rilievo dal Tribunale di Bologna

Il Tribunale di Bologna, con sentenza del 16 gennaio 2025 (R.G. n. 9153/2023), ha riconosciuto il diritto alla protezione speciale a un cittadino albanese, ribadendo l'importanza di tutelare i diritti fondamentali e l'integrazione nel tessuto sociale italiano. La decisione ha sottolineato l'applicabilità della normativa previgente (art. 19 D.Lgs. 286/1998) per le istanze presentate prima dell'entrata in vigore delle modifiche normative del 2023.


Gli Elementi Chiave della Sentenza

Il ricorrente ha dimostrato:

  1. Inserimento lavorativo: Contratti di apprendistato e redditi in progressiva crescita negli ultimi anni.
  2. Vita privata e familiare: Legami significativi con parenti in Italia e una residenza stabile con contratto di locazione regolare.
  3. Percorso di integrazione: Partecipazione a corsi di formazione e crescita personale, rafforzando il radicamento sociale in Italia.

Il Tribunale ha riconosciuto che l'allontanamento del ricorrente comporterebbe una violazione del diritto alla vita privata e familiare, sancito dall'art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU).


Il Valore della Protezione Speciale

Il permesso per protezione speciale:

  • Ha durata di due anni;
  • Consente lo svolgimento di attività lavorativa;
  • È rinnovabile e convertibile in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

Il Tribunale ha disposto la trasmissione degli atti alla Questura competente per il rilascio del permesso di soggiorno.


Implicazioni per il Sistema Giuridico

Questa sentenza evidenzia il ruolo cruciale dei tribunali nel garantire il rispetto dei diritti fondamentali, bilanciando il principio di sovranità statale con le esigenze umanitarie e di integrazione sociale. Essa sottolinea, inoltre, la necessità di un approccio basato su criteri di proporzionalità e valutazione caso per caso.

Avv. Fabio Loscerbo


Risorse di Comunicazione dell'Avv. Fabio Loscerbo


Hashtag per i Social Media

  • Italiano: #ProtezioneSpeciale #DirittiUmani #ImmigrazioneItalia
  • Arabo: #الحماية_الخاصة #حقوق_الإنسان #الهجرة_إيطاليا
  • Persiano: #حمایتویژه #حقوقبشر #مهاجرت_ایتالیا
  • Albanese: #MbrojtjaSpeciale #TeDrejtatENjeriut #MigrimiItali
  • Turco: #ÖzelKoruma #İnsanHakları #İtalyaGöç
  • Inglese: #SpecialProtection #HumanRights #ImmigrationItaly

domenica 19 gennaio 2025

Allontanamento e Trattenimento: Evoluzioni della Giurisprudenza Italiana

 

Allontanamento e Trattenimento: Evoluzioni della Giurisprudenza Italiana

Il tema dell’allontanamento e del trattenimento degli stranieri continua a essere al centro del dibattito giuridico e sociale, rappresentando uno degli aspetti più complessi e delicati della gestione dei flussi migratori. La recente rassegna giurisprudenziale italiana mette in evidenza i principali orientamenti dei tribunali nazionali su questo argomento, affrontando questioni di legalità, proporzionalità e rispetto dei diritti fondamentali.

Allontanamento: tra obbligo e tutela dei diritti

L’allontanamento di cittadini stranieri, regolato dal D.Lgs. 286/1998 (Testo Unico sull’Immigrazione), prevede procedure che devono bilanciare l’obbligo di esecuzione con la tutela dei diritti individuali. La giurisprudenza sottolinea come ogni provvedimento di espulsione debba rispettare i criteri di necessità e proporzionalità, valutando il rischio di violazione dei diritti umani, soprattutto nei casi in cui l’interessato sia esposto a persecuzioni o trattamenti inumani e degradanti nel paese d’origine.

Trattenimento nei centri di permanenza per il rimpatrio

Il trattenimento degli stranieri nei CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) rappresenta uno strumento utilizzato per garantire l’esecuzione dell’espulsione, ma deve avvenire nel pieno rispetto delle garanzie procedurali e temporali previste dalla legge. Le recenti sentenze dei tribunali italiani hanno evidenziato come il trattenimento debba essere una misura eccezionale, giustificata solo in assenza di alternative e per un periodo strettamente necessario. Abusi o proroghe non motivate sono stati oggetto di censura da parte dei giudici.

Giurisprudenza e diritti fondamentali

Numerose pronunce ribadiscono l’importanza di valutare, caso per caso, la compatibilità dell’allontanamento con il diritto alla vita privata e familiare (art. 8 CEDU) e la situazione personale del richiedente. I tribunali hanno spesso annullato provvedimenti di espulsione o trattenimento quando si è riscontrata una violazione di questi diritti, rafforzando il principio che la tutela della dignità umana deve prevalere su esigenze amministrative.

Conclusioni

La rassegna giurisprudenziale evidenzia come il sistema italiano sia impegnato in un continuo sforzo di equilibrio tra il rispetto delle normative sull’immigrazione e la salvaguardia dei diritti fondamentali. È fondamentale che gli operatori del diritto, così come le autorità amministrative, continuino a garantire un’applicazione rigorosa ma umana delle disposizioni, assicurando che ogni decisione sia conforme ai principi di legalità, proporzionalità e rispetto della dignità umana.

Avv. Fabio Loscerbo


Risorse di comunicazione dell'Avv. Fabio Loscerbo


Hashtag per i social

  • In arabo: #الترحيل #حقوق_الإنسان #القانون_الإيطالي
  • In persiano: #دیپورت #حقوق_بشر #قانون_ایتالیا
  • In albanese: #Deportimi #TëDrejtatNjeriut #LigjiItalian
  • In turco: #Sınırdışı #İnsanHakları #İtalyanHukuku
  • In inglese: #Deportation #HumanRights #ItalianLaw