L’Avv. Fabio Loscerbo organizza un evento formativo accreditato dal COA su accesso agli atti e diritto degli stranieri
A cura della redazione
Bologna ha ospitato, venerdì 18 luglio 2025, un appuntamento che ha unito rigore giuridico e utilità pratica. Nella Sala consiliare del Quartiere Reno “Rosario Angelo Livatino”, l’Avv. Fabio Loscerbo ha tenuto un seminario dedicato alla Commissione per l’Accesso ai Documenti Amministrativi nel diritto dell’immigrazione. L’iniziativa, gratuita e accreditata dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bologna con due crediti formativi, ha richiamato professionisti e operatori interessati a rimettere al centro la trasparenza procedimentale come strumento di tutela effettiva.
Il tema non poteva essere più attuale. In materia di permessi di soggiorno, visti, audizioni dinanzi alle Commissioni Territoriali e provvedimenti delle Questure, l’accesso agli atti non è un dettaglio formale ma la condizione per verificare la legittimità dell’azione amministrativa e predisporre difese informate. Loscerbo ha scelto un’impostazione concreta: partire dal perno della legge 241 del 1990, con i suoi articoli sull’accesso documentale, e intrecciarlo con il d.lgs. 33 del 2013, che ha introdotto l’accesso civico generalizzato, il cosiddetto FOIA. La distinzione fra i due istituti è stata analizzata non come questione da manuale, ma come scelta strategica da compiere caso per caso a seconda del bisogno difensivo: documenti del fascicolo quando serve la “carta” del procedimento; dati e informazioni diffuse quando occorre illuminare contesti amministrativi opachi.
Il confronto con la prassi quotidiana degli uffici è stato altrettanto franco. Si è ragionato sui termini di legge e sul meccanismo del silenzio-rigetto, sugli oneri di interlocuzione con i controinteressati e sui canali più efficaci per presentare le istanze, valorizzando ciò che la tradizione della 241/1990 chiede da sempre: forme semplici, motivazioni chiare, potere pubblico responsabile. Da qui l’attenzione al ruolo della Commissione per l’Accesso, chiamata a offrire pareri che, pur non vincolanti, hanno un peso reale nell’orientare le amministrazioni e nel costituire un punto di riferimento nel successivo giudizio amministrativo, anche nel rito speciale di cui all’articolo 116 del codice del processo amministrativo.
Non è mancato il necessario bilanciamento con la protezione dei dati personali. In un’epoca in cui la digitalizzazione moltiplica velocità e quantità di informazioni, il parametro del GDPR — e in particolare l’articolo 86 sul trattamento per finalità di trasparenza — impone di distinguere tra ciò che deve essere ostensibile e ciò che va oscurato. Loscerbo ha illustrato, con taglio operativo, come la tutela di ordine e sicurezza pubblica non possa trasformarsi in un alibi per negare l’accesso, e come le tecniche di oscuramento selettivo o di estrazione parziale permettano spesso di coniugare diritto alla conoscenza e riservatezza.
Il messaggio di fondo è semplice e, al tempo stesso, esigente: un’istanza di accesso impostata bene risparmia tempo, riduce le asimmetrie informative e, in molti casi, evita il contenzioso inutile. Per riuscirci serve metodo. Occorre scegliere lo strumento giusto, documentale o FOIA, costruire un quadro cronologico coerente, ancorare la richiesta a basi normative solide e conservare con cura le prove dell’invio e della ricezione. È un modo di lavorare che parla il linguaggio della tradizione amministrativa italiana ma guarda avanti, perché la trasparenza non è un feticcio ideologico: è un dovere giuridico che, se praticato bene, migliora la qualità delle decisioni e restituisce prevedibilità alle relazioni tra cittadini stranieri e pubbliche amministrazioni.
L’accreditamento da parte del COA di Bologna ha dato all’incontro la cornice istituzionale adeguata. La collaborazione con gli uffici dell’Ordine e con il Quartiere Reno ha permesso una gestione puntuale degli aspetti organizzativi, confermando che la formazione forense può essere, al tempo stesso, sobria e incisiva. La scelta della sala intitolata a Rosario Angelo Livatino ha aggiunto un valore simbolico non secondario: la legalità non è retorica, è prassi quotidiana, e si coltiva anche attraverso momenti come questo.
Dalla redazione, il giudizio è netto: l’evento ha fatto scuola perché ha tenuto insieme la lettera delle norme e le esigenze reali degli operatori. Non si è limitato a enunciare principi, ma ha proposto una via d’uso, tradizionale nel rigore e moderna negli strumenti. È anche per questo che l’organizzazione annuncia la prosecuzione di un percorso di “formazione in pillole” dedicato ai punti di contatto tra trasparenza e diritto degli stranieri, dal rapporto con le rappresentanze consolari alla gestione del preavviso di rigetto di cui all’articolo 10-bis della legge 241/1990. Materiali di lavoro, schemi e tracce operative accompagneranno i prossimi appuntamenti, con l’ambizione — tutt’altro che modesta — di rendere l’accesso agli atti una competenza quotidiana, non un’eccezione.
Redazione
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