mercoledì 13 agosto 2025

Protezione speciale e integrazione socio-lavorativa: nota a Tribunale di Catania, Sezione Immigrazione, decreto 10 luglio 2025, R.G. 9595/2023

 Protezione speciale e integrazione socio-lavorativa: nota a Tribunale di Catania, Sezione Immigrazione, decreto 10 luglio 2025, R.G. 9595/2023

1. Premessa
Il decreto in commento, emesso dalla Sezione Immigrazione del Tribunale di Catania, affronta una vicenda complessa in cui il ricorrente aveva impugnato il provvedimento della Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale che aveva dichiarato inammissibile una domanda reiterata di protezione internazionale.
La decisione si caratterizza per un duplice profilo: da un lato, la conferma della valutazione negativa in ordine allo status di rifugiato e alla protezione sussidiaria; dall’altro, il riconoscimento della protezione speciale ai sensi dell’art. 19, comma 1.1, del D.Lgs. 286/1998, in ragione del radicamento socio-lavorativo e familiare del richiedente in Italia.

2. Inammissibilità della domanda reiterata
Il Tribunale rileva come la Commissione Territoriale avesse legittimamente dichiarato inammissibile la domanda reiterata, non essendo stati introdotti nuovi elementi di fatto o di diritto idonei a mutare la valutazione già operata in sede di prima istanza, ai sensi dell’art. 29, comma 1, lett. b), D.Lgs. 25/2008.
Il ricorrente, infatti, si era limitato a prospettare generiche problematiche personali, senza fornire specifiche allegazioni su rischi individuali di persecuzione (art. 7 D.Lgs. 251/2007) o di danno grave (art. 14, lett. a e b, D.Lgs. 251/2007).
Sotto il profilo dell’art. 14, lett. c, il Tribunale ha escluso la sussistenza in Marocco di una situazione di violenza indiscriminata derivante da conflitto armato, sulla base di un’ampia ricognizione delle fonti internazionali.

3. L’esame della protezione speciale
Pur confermando l’assenza dei presupposti per la protezione internazionale, il Collegio ha ritenuto necessario verificare la sussistenza delle condizioni per la protezione speciale, in applicazione del principio – ribadito da Cass. 8819/2020 – secondo cui il giudice deve valutare d’ufficio tutte le forme di tutela previste dall’ordinamento, indipendentemente dal nomen iuris indicato dalla parte.
Richiamando il testo dell’art. 19, comma 1.1, TUI, come modificato dal D.L. 130/2020, il Tribunale ha ritenuto che il rimpatrio del ricorrente avrebbe comportato una violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare, protetto dall’art. 8 CEDU, in considerazione del radicamento sociale e lavorativo in Italia.

4. Gli elementi di integrazione
L’integrazione è stata desunta da molteplici elementi documentali:

  • contratto di lavoro subordinato e buste paga relative al 2023 e 2024;

  • attestati di formazione professionale (carrelli industriali semoventi e sicurezza ad alto rischio);

  • matrimonio con connazionale residente in Italia e nascita di un figlio minore nel territorio nazionale.

La giurisprudenza di legittimità (Cass. 7396/2021; Cass. 16369/2022; Cass. 26089/2022) ha riconosciuto che tali fattori sono indicativi di una seria intenzione di integrazione, rilevante ai fini della protezione speciale.

5. La decisione
Il Tribunale ha accolto parzialmente il ricorso, dichiarando il diritto del richiedente al rilascio di un permesso di soggiorno per protezione speciale, convertibile in permesso per motivi di lavoro, e disponendo la trasmissione degli atti al Questore. Le spese sono state dichiarate irripetibili.

6. Considerazioni conclusive
Il provvedimento si inserisce nel filone giurisprudenziale che, pur rigettando le domande di protezione internazionale prive di elementi nuovi o circostanziati, riconosce la necessità di garantire la tutela dei legami familiari e dell’integrazione effettiva nel territorio, valorizzando l’art. 19 TUI come strumento di protezione dei diritti fondamentali.
L’approccio adottato dal Tribunale di Catania evidenzia un equilibrio tra il rigore nell’applicazione delle regole sull’inammissibilità delle domande reiterate e l’attenzione alla tutela dei valori costituzionali e convenzionali legati alla vita privata e familiare.


Avv. Fabio Loscerbo

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