mercoledì 29 gennaio 2025

Il Tribunale di Bologna riconosce il diritto al lavoro del richiedente asilo: una sentenza che tutela diritti e dignità

 Il Tribunale di Bologna riconosce il diritto al lavoro del richiedente asilo: una sentenza che tutela diritti e dignità

Con il decreto del 20 febbraio 2024 (RG. 601/2024), il Tribunale di Bologna ha emesso una decisione di grande rilevanza in materia di protezione internazionale, chiarendo due aspetti fondamentali relativi al diritto dei richiedenti asilo: l’anticipazione degli appuntamenti per la formalizzazione delle domande di protezione e il diritto allo svolgimento di attività lavorativa decorsi 60 giorni dalla manifestazione della volontà di chiedere protezione.

Il contesto del caso

Il ricorrente aveva espresso la volontà di presentare una domanda reiterata di protezione internazionale nell’ottobre 2023, ma l’appuntamento per la formalizzazione della domanda presso la Questura era stato fissato solo a marzo 2024. Nel frattempo, il richiedente era stato destinatario di un provvedimento di espulsione e di un ordine di allontanamento, successivamente sospesi dal Giudice di pace. Con un ricorso d’urgenza ex art. 700 c.p.c., il richiedente ha chiesto al Tribunale:

  1. L’anticipazione dell’appuntamento per la formalizzazione della domanda.
  2. L’accertamento del diritto a svolgere attività lavorativa decorsi 60 giorni dalla manifestazione della volontà di chiedere protezione.

Il diritto alla formalizzazione nei termini previsti dalla legge

Sul primo aspetto, il Tribunale ha riconosciuto che il termine di 5 mesi tra la manifestazione della volontà e l’appuntamento per la formalizzazione della domanda supera abbondantemente il limite previsto dall’art. 26, comma 2-bis del D.Lgs. 25/2008, che stabilisce tempi più contenuti per la formalizzazione delle domande di protezione internazionale. Tuttavia, il giudice ha escluso il periculum in mora per l’anticipazione dell’appuntamento poiché l’udienza cautelare si è svolta pochi giorni prima della data fissata dalla Questura e il rischio di espulsione era già scongiurato grazie alla sospensione del provvedimento di allontanamento da parte del Giudice di pace.

Il diritto al lavoro e la decorrenza del termine

Più rilevante e innovativa è stata la decisione sul secondo profilo, riguardante il diritto del richiedente asilo a svolgere attività lavorativa decorsi 60 giorni dalla manifestazione della volontà. Il Tribunale ha sottolineato che il diritto alla formalizzazione tempestiva della domanda di protezione non è solo un aspetto formale, ma rappresenta una garanzia fondamentale per il richiedente. Questo diritto mira a consentire al richiedente di avere i mezzi di sostentamento necessari e, al contempo, risponde all’interesse pubblico di evitare situazioni che potrebbero portare al lavoro nero o ad attività illecite.

Il Tribunale ha interpretato il termine di 60 giorni, previsto dall’art. 22, comma 1 del D.Lgs. 142/2015 per l’autorizzazione al lavoro, come decorrente dalla manifestazione della volontà di chiedere protezione internazionale presso la Questura, e non dalla formalizzazione della domanda (mediante la redazione del modello C3). Tale interpretazione, conforme alla ratio della norma, tiene conto del rischio che le esigenze organizzative delle Questure ricadano in modo sproporzionato sui richiedenti asilo, causando effetti criminogeni, quali il lavoro nero o l’esclusione sociale.

Il rilascio del permesso di soggiorno provvisorio

A rafforzare questa interpretazione, il Tribunale ha stabilito che al ricorrente debba essere rilasciato un permesso di soggiorno provvisorio ex art. 4 del D.Lgs. 142/2015, con effetto immediato di autorizzazione al lavoro. Questa disposizione garantisce una protezione effettiva e immediata, evitando che i ritardi nella formalizzazione possano tradursi in una negazione di diritti fondamentali.

Conclusioni

La decisione del Tribunale di Bologna rappresenta un’importante affermazione del diritto al lavoro per i richiedenti asilo, sancendo che il termine di 60 giorni per l’autorizzazione al lavoro decorre dalla manifestazione della volontà di chiedere protezione e non dalla formalizzazione della domanda. Questo approccio evita che le inefficienze amministrative delle Questure possano compromettere i diritti dei richiedenti, tutelando al contempo la loro dignità e la loro inclusione socio-economica.

Questa sentenza pone l’accento sull’importanza di garantire un trattamento giusto ed equo ai richiedenti asilo, nel rispetto sia dei loro diritti fondamentali sia dell’interesse pubblico. Una decisione che, al di là del caso specifico, offre un precedente significativo per la tutela dei diritti dei migranti nel sistema giuridico italiano.


Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo registrato presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea – ID: 280782895721-36

domenica 26 gennaio 2025

Manifesto per un’Immigrazione Sostenibile: Integrazione come Requisito, Non Come Obiettivo

 

Manifesto per un’Immigrazione Sostenibile:

Integrazione come Requisito, Non Come Obiettivo

Premessa
L’Europa ha adottato per decenni un approccio all’immigrazione basato sull’inserimento lavorativo come prerequisito per la permanenza.

Questo modello ha dimostrato limiti significativi, generando tensioni sociali e ostacolando un’autentica coesione tra migranti e comunità ospitanti.

È tempo di capovolgere questa regola: non è il lavoro che giustifica l’ingresso e la permanenza, ma l’integrazione.

Questo manifesto stabilisce principi chiari: integrare per restare, non integrarsi per lavorare.

Chi non dimostra un’effettiva integrazione perde il diritto di permanere e deve intraprendere un percorso di ReImmigrazione verso il paese d’origine.

La sostenibilità dell’immigrazione non riguarda solo l’accoglienza di nuovi migranti, ma anche la tutela di chi ha già completato con successo il proprio percorso di integrazione.

Principi Fondamentali

  1. Integrazione come Requisito Primario

    L’ingresso e la permanenza in Europa devono essere subordinati alla capacità e volontà del migrante di integrarsi nella società ospitante. Non è sufficiente avere un lavoro: è necessaria una dimostrazione concreta di adesione ai valori, alle norme e alla cultura della comunità.

  2. Tutela dei Migranti Integrati

    La sostenibilità dell’immigrazione è strettamente legata alla protezione dei diritti e delle opportunità di chi si è già integrato. Le politiche devono garantire continuità e stabilità a chi ha contribuito al benessere della società ospitante, prevenendo disparità tra nuovi arrivati e migranti già stabiliti.

  3. Limitazione del Ricongiungimento Familiare

    Il ricongiungimento familiare deve essere concesso solo in presenza di un’integrazione consolidata del richiedente. Non può essere un diritto automatico, ma un privilegio basato sul rispetto delle regole e sull’effettivo contributo alla comunità.

  4. ReImmigrazione Come Alternativa Necessaria

    Chi non dimostra di essere integrato entro tempi ragionevoli o manifesta comportamenti incompatibili con la coesione sociale deve intraprendere un percorso di rientro nel paese d’origine, sostenuto con strumenti concreti per il reinserimento.

Nuove Regole per l’Immigrazione

  1. Ingresso Basato su Progetti di Integrazione

    • L’ingresso deve essere autorizzato solo a chi si impegna formalmente a seguire percorsi di integrazione, inclusi l’apprendimento della lingua e la partecipazione a programmi di educazione civica.

    • I permessi di soggiorno iniziali devono essere di breve durata e rinnovabili esclusivamente in base ai progressi dimostrati nell’integrazione.

  2. Valutazione Continua dell’Integrazione

    • Introduzione di criteri oggettivi per misurare l’integrazione: conoscenza della lingua, partecipazione alla vita comunitaria, rispetto delle leggi e assenza di comportamenti antisociali.

    • I migranti che non soddisfano tali criteri entro un periodo definito perdono il diritto di soggiorno.

    • Un esempio positivo da ampliare è rappresentato dall'Accordo di Integrazione adottato in Italia. Questo strumento prevede un percorso formativo obbligatorio per i nuovi arrivati, finalizzato all’apprendimento della lingua, delle leggi e dei valori fondamentali della società italiana. Un modello simile, opportunamente ampliato e incrementato, potrebbe costituire un riferimento per una gestione più efficace dei processi di integrazione a livello europeo. L'obiettivo è garantire un approccio standardizzato che valuti concretamente i progressi individuali nel percorso di integrazione.

  3. Lavoro Come Esito dell’Integrazione

    • Il lavoro non deve essere un prerequisito per la permanenza, ma un risultato naturale dell’integrazione. È necessario separare il concetto di “integrazione” dall’idea di mera “occupazione lavorativa”.

Misure per la ReImmigrazione

  1. Ritorno Volontario Incentivato

    • Programmi di ritorno volontario con incentivi economici, formazione professionale e supporto per il reinserimento nel paese d’origine.

  2. Rimpatri Forzati Sostenibili

    • Per chi non rispetta le regole di integrazione, devono essere attuati rimpatri forzati in modo umano e organizzato, con il coinvolgimento dei paesi di origine.

    • Tuttavia, è essenziale che l'Europa dimostri la forza politica e diplomatica necessaria per imporre ai paesi di origine la loro collaborazione. I governi europei devono stipulare accordi bilaterali e multilaterali vincolanti, che prevedano il rimpatrio dei cittadini.

    • L'assenza di collaborazione da parte di alcuni paesi di origine rappresenta una sfida significativa che rischia di vanificare gli sforzi per una gestione sostenibile dell'immigrazione. L'Europa deve essere in grado di condizionare gli aiuti allo sviluppo e altre forme di supporto economico alla piena adesione a tali accordi, garantendo che i paesi di origine rispettino i propri obblighi internazionali e cooperino attivamente nel processo di rimpatrio.

  3. Cooperazione con i Paesi di Origine

    • Accordi bilaterali per garantire che i paesi di origine accolgano i propri cittadini rimpatriati e promuovano la loro reintegrazione sociale ed economica.

  4. Creazione di Centri in Paesi Terzi

    • Sviluppo di centri per la gestione dei migranti in paesi esteri, sul modello italiano adottato in Albania. Questi centri devono essere funzionali a consentire il rimpatrio, offrendo supporto logistico e assistenza per il trasferimento nei paesi di origine. La reintegrazione sociale ed economica dei migranti rimpatriati deve essere responsabilità primaria dei paesi di origine, che devono attuare politiche adeguate per accogliere e sostenere i propri cittadini. Questo approccio mira a migliorare la gestione dei flussi migratori, riducendo la pressione sui paesi europei e garantendo che i rimpatri avvengano nel pieno rispetto della dignità umana.

Riflessione sul caso Italiano: il Decreto-Legge n. 145 del 2024

Il recente Decreto-Legge n. 145 del 2024 introduce la possibilità di convertire i permessi di soggiorno stagionali in permessi per lavoro subordinato, a tempo determinato o indeterminato, dopo aver svolto soltanto 39 giornate lavorative. Questo approccio solleva numerose criticità:

  • Integrazione Assente: La conversione del permesso non richiede alcuna verifica sul livello di integrazione sociale e culturale del lavoratore stagionale. Questo rischio è amplificato dal numero significativo di lavoratori coinvolti. Secondo il Decreto Flussi per il triennio 2023-2025, l'Italia prevede di ammettere complessivamente 452.000 cittadini stranieri per lavoro subordinato stagionale e non stagionale, nonché per lavoro autonomo. Di questi, le quote per il lavoro stagionale sono:

    • Anno 2023: 89.050 ingressi;

    • Anno 2024: 89.050 ingressi;

    • Anno 2025: 110.000 ingressi.

    Per il 2025, 110.000 ingressi sono destinati esclusivamente al lavoro stagionale, e, se convertiti in permessi di soggiorno subordinato, questi lavoratori otterranno un titolo di soggiorno valido due anni senza dover dimostrare alcun progresso nei percorsi di integrazione.

  • Precarietà a Lungo Termine: L'assenza di requisiti integrativi può portare a situazioni di isolamento sociale e lavorativo, generando percorsi di permanenza basati unicamente su logiche economiche. Questo modello rischia di creare una categoria di lavoratori migranti marginalizzati, senza una reale prospettiva di inserimento nella società ospitante.

  • Contrasto con i Principi di Sostenibilità: Il decreto non considera l'integrazione come un requisito fondamentale per la permanenza, contravvenendo a un principio essenziale per una gestione sostenibile e coesa dell'immigrazione.

Questa politica evidenzia la necessità di introdurre strumenti che garantiscano che la conversione dei permessi sia subordinata non solo al completamento di un numero minimo di giornate lavorative, ma anche alla partecipazione a percorsi formativi che certifichino un effettivo progresso nell'integrazione.

  • garantire una vera coesione sociale.

  • Contrasta con il principio secondo cui l’integrazione deve essere il requisito primario per la permanenza.

Obiettivi Strategici

  1. Ripristino del Controllo sulle Migrazioni

    • Ridurre l’ingresso indiscriminato, focalizzandosi su criteri di integrazione anziché solo su esigenze lavorative o umanitarie.

  2. Riduzione della Pressione Sociale

    • Garantire che solo i migranti integrati rimangano, riducendo le tensioni legate alla mancanza di coesione culturale e sociale.

  3. Promozione di una Nuova Cultura dell’Immigrazione

    • Diffondere il principio che la permanenza in Europa non è un diritto acquisito, ma una responsabilità reciproca tra migrante e comunità.

Conclusioni
È necessario un modello basato su responsabilità, reciprocità e sostenibilità, dove l’integrazione è la condizione imprescindibile per restare e il ritorno nel paese d’origine è una possibilità concreta per chi non si adatta.



Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo

registrato presso il Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea

ID: 280782895721-36
www.about.me/loscerbo


venerdì 24 gennaio 2025

I Tempi di Attesa nei Tribunali Italiani per Ricorsi in Materia di Immigrazione

 

I Tempi di Attesa nei Tribunali Italiani per Ricorsi in Materia di Immigrazione

La giustizia in materia di immigrazione rappresenta un ambito di cruciale importanza, ma i tempi di attesa per la fissazione delle udienze nei tribunali italiani continuano a costituire un ostacolo significativo per una tutela tempestiva dei diritti. Un’analisi delle tempistiche nei tribunali di Firenze e Bologna evidenzia il carico di lavoro e le difficoltà organizzative che caratterizzano il sistema giudiziario in questo ambito.

Tempistiche nel Tribunale di Firenze

  • Settembre 2022: Un ricorso iscritto a ruolo in questa data ha avuto l'udienza fissata per maggio 2025, con un tempo di attesa di circa 2 anni e 8 mesi.

  • Novembre 2022: Un altro ricorso ha visto l'udienza fissata per aprile 2025, con un'attesa di circa 2 anni e 5 mesi.

  • Dicembre 2022 e gennaio 2023: I ricorsi di queste date non hanno ancora udienze fissate, ma si prevede che vengano calendarizzate tra luglio e ottobre 2025, seguendo le medie attuali.

Tempistiche nel Tribunale di Bologna

  • Giugno 2023: Un ricorso iscritto in questa data ha l'udienza fissata per il 27 febbraio 2025, con un tempo di attesa di 1 anno e 8 mesi.

  • Settembre, novembre e dicembre 2023: I ricorsi iscritti in queste date non hanno ancora udienze fissate. Si ipotizza che possano essere programmate tra marzo e luglio 2025, in base alle tempistiche riscontrate.

Fattori che Influiscono sui Ritardi

  1. Carico di lavoro e risorse limitate: I tribunali con sezioni specializzate in immigrazione, come quelli di Bologna e Firenze, affrontano un elevato volume di ricorsi, spesso aggravato dalla carenza di personale.

  2. Priorità assegnate ai casi urgenti: Procedimenti con richieste di sospensiva o relativi a situazioni di estrema vulnerabilità possono ricevere priorità, allungando i tempi per gli altri ricorsi.

  3. Digitalizzazione e organizzazione: Sebbene la digitalizzazione abbia migliorato alcuni aspetti della gestione processuale, restano margini di miglioramento per velocizzare le fissazioni delle udienze.

Implicazioni per i Richiedenti Giustizia

Nella maggior parte dei casi, i giudici concedono la sospensiva, evitando quindi pregiudizi immediati ai richiedenti. Tuttavia, l'attesa prolungata per la definizione del ricorso rappresenta una questione che influisce negativamente sulla psicologia delle persone coinvolte. L'incertezza protratta nel tempo può generare stress, ansia e un senso di insicurezza, aggravando le difficoltà di integrazione e stabilità.

Per migliorare questa situazione, sarebbe utile proporre ai tribunali di pubblicare sui propri siti web i tempi medi di attesa aggiornati per le diverse tipologie di ricorsi. Questa misura favorirebbe una maggiore trasparenza e consentirebbe ai richiedenti di avere aspettative più realistiche, riducendo l’impatto psicologico dell'incertezza.

Cosa Aspettarsi per il Futuro

  • Riduzione dei tempi: Sarebbe auspicabile un intervento strutturale che preveda l’incremento del personale amministrativo e giudicante, oltre a un potenziamento dei sistemi digitali.

  • Più trasparenza: Una maggiore chiarezza sui criteri di priorità nella gestione dei ricorsi potrebbe favorire una percezione di giustizia più equa.

Conclusione

Affrontare i ritardi nei ricorsi in materia di immigrazione è fondamentale per garantire un sistema giudiziario che rispetti i diritti umani e favorisca una reale integrazione. Un monitoraggio costante delle tempistiche e delle inefficienze è un primo passo verso un miglioramento significativo.


Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo registrato presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea – ID: 280782895721-36


Risorse utili

  • Sito ufficiale: https://www.avvocatofabioloscerbo.it

  • Blog sull'immigrazione: https://avvocatoimmigrazione.blogspot.com/

  • Osservatorio Giuridico sull'Immigrazione: https://osservatoriogiuridicoimmigrazione.blogspot.com/

  • Associazione Legalimmigrazionisti: https://associazionelegalimmigrazionisti.blogspot.com/

  • Twitter: https://twitter.com/Avv_Loscerbo

  • LinkedIn: https://www.linkedin.com/in/fabio-loscerbo-avvocato/

  • Telegram: https://t.me/dirittoimmigrazione

  • Medium: https://medium.com/@avv.loscerbo

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  • Goodreads: https://www.goodreads.com/user/show/183875555-avv-fabio-loscerbo

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giovedì 23 gennaio 2025

Registrazione come lobbista: un impegno trasparente per i diritti dei migranti e dei rifugiati

 

Registrazione come lobbista: un impegno trasparente per i diritti dei migranti e dei rifugiati

Sono lieto di annunciare la mia registrazione ufficiale come lobbista presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea, con l'ID 280782895721-36. Questo passo rappresenta un impegno formale per contribuire al miglioramento delle politiche in materia di migrazione e asilo a livello europeo.

Il ruolo di un lobbista non si limita a rappresentare interessi particolari, ma implica anche il dovere di promuovere valori fondamentali come i diritti umani, la solidarietà e la giustizia sociale. Attraverso questa registrazione, mi pongo l'obiettivo di collaborare attivamente con le istituzioni europee per garantire che le voci dei migranti e dei rifugiati siano ascoltate e che le politiche siano basate sui principi di equità, inclusione e rispetto delle normative europee.

Questa attività di lobbying sarà svolta nel pieno rispetto dei criteri di trasparenza e integrità, come richiesto dal Registro. Mi impegnerò a portare avanti iniziative che possano migliorare la qualità della vita di migliaia di persone, affrontando le sfide legislative e amministrative che spesso ostacolano i loro diritti fondamentali.


Elenco delle risorse di comunicazione ufficiali:

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  • Blog:
    https://avvocatoimmigrazione.blogspot.com/
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    https://loscerbo.blogspot.com/
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    https://avvocatoimmigrazione.blogspot.com/ (in lingua araba)

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Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo registrato presso il Registro per la Trasparenza dell'Unione Europea – ID: 280782895721-36


martedì 21 gennaio 2025

Procedura Accelerata e Rispetto dei Termini: Un Altro Importante Intervento del Tribunale di Firenze

 Procedura Accelerata e Rispetto dei Termini: Un Altro Importante Intervento del Tribunale di Firenze


Il recente decreto del Tribunale di Firenze (N. R.G. 697/2025), emesso dal Giudice dott. Umberto Castagnini, pone l'accento su una questione di fondamentale rilevanza nel diritto dell'immigrazione: il rispetto dei termini procedurali nella gestione delle domande di protezione internazionale in procedura accelerata. Questo intervento giurisdizionale ribadisce i principi sanciti dalle Sezioni Unite, che legano il rispetto delle tempistiche procedurali alla validità della deroga al principio di sospensione automatica.

Il decreto evidenzia che, nel caso specifico, la Commissione Territoriale non ha rispettato i termini previsti dall'art. 28-bis del D.Lgs. 25/2008, determinando il ritorno alla procedura ordinaria. Ne consegue il riconoscimento automatico dell'effetto sospensivo del ricorso presentato contro il rigetto per manifesta infondatezza.

Questo provvedimento rappresenta un ulteriore tassello nel consolidamento di una giurisprudenza che pone al centro la tutela effettiva dei diritti dei richiedenti protezione, garantendo una piena effettività del principio di sospensione automatica quando le procedure accelerate non vengono correttamente applicate.

La decisione del Tribunale di Firenze non solo conferma la necessità di un rigoroso rispetto delle tempistiche procedurali, ma sottolinea anche il valore del quadro normativo europeo e nazionale nella salvaguardia dei diritti fondamentali.


Tutte le risorse dell'Avv. Fabio Loscerbo

Ecco l'elenco completo delle mie risorse online per approfondimenti e contatti:

  1. Sito Ufficiale: https://www.avvocatofabioloscerbo.it
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  6. Telegram: https://t.me/dirittoimmigrazione
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  8. Medium: https://medium.com/@avv.loscerbo
  9. Substack: https://substack.com/@avvfabioloscerbo
  10. Write.as: https://write.as/avvloscerbo/
  11. Wattpad: https://www.wattpad.com/user/avvloscerbo
  12. Goodreads: https://www.goodreads.com/user/show/183875555-avv-fabio-loscerbo
  13. Tumblr: https://www.tumblr.com/blog/avvloscerbo
  14. ForumFree: https://dirittoimmigrazione.forumfree.it/
  15. Blog Immigrazione (Italiano): https://avvocatoimmigrazione.blogspot.com/
  16. Blog Immigrazione (Turco): https://avukatfabioloscerbo.blogspot.com/
  17. Blog Immigrazione (Persiano): https://avvocato-immigrazione.blogspot.com/
  18. Blog Immigrazione (Arabo): https://avvocatoimmigrazione.blogspot.com/
  19. Blog Immigrazione (Albanese): https://avokatimigracionin.blogspot.com/

Hashtag:
#Migrimi #TëDrejtatNjeriut #AvokatiMigrimi #MbështetjeLigjore
#Göç #İnsanHakları #GöçAvukatı #HukukDesteği
#الهجرة #حقوق_الإنسان #محامي_الهجرة #الدعم_القانوني
#مهاجرت #حقوق_بشر #وکیل_مهاجرت #حمایت_حقوقی

Firma: Avv. Fabio Loscerbo

La Giustizia Riconosce la Dignità dei Lavoratori Stranieri: Sospeso il Rigetto per Protezione Speciale

 

Titolo: La Giustizia Riconosce la Dignità dei Lavoratori Stranieri: Sospeso il Rigetto per Protezione Speciale

Un'importante sentenza del Tribunale di Bologna ha sancito un traguardo significativo per la difesa dei diritti fondamentali di un cittadino straniero integrato in Italia. La decisione riguarda la sospensione del rigetto di un permesso di soggiorno per protezione speciale, garantendo al richiedente la possibilità di proseguire il proprio percorso lavorativo e sociale.

Elementi chiave della decisione

  • Forte radicamento sociale e lavorativo: Il richiedente, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato e una lunga permanenza in Italia, ha dimostrato una piena integrazione nella comunità.
  • Tutela dei diritti umani: La sentenza richiama i principi sanciti dall’art. 19 del D.Lgs. 286/98 e dall’art. 8 della CEDU, evidenziando il rischio di grave pregiudizio in caso di espulsione.
  • Sicurezza giuridica e dignità personale: Il provvedimento garantisce al richiedente il diritto a una vita dignitosa, salvaguardando il suo inserimento nella società italiana.

L’importanza della sentenza

Questo provvedimento rappresenta una pietra miliare per la giurisprudenza in tema di protezione speciale, ribadendo come il radicamento sociale e il rispetto della dignità umana debbano essere criteri fondamentali nella valutazione delle richieste di protezione.


Firma

Avv. Fabio Loscerbo


Risorse per approfondire


Hashtag

Italiano: #ProtezioneSpeciale #DirittiUmani #DirittoImmigrazione #Lavoro #Integrazione
Arabo: #الحماية_الخاصة #حقوق_الإنسان #قانون_الهجرة #العمل #الاندماج
Persiano: #حفاظت_ویژه #حقوق_بشر #قانون_مهاجرت #کار #ادغام
Turco: #ÖzelKoruma #İnsanHakları #GöçHukuku #Çalışma #Entegrasyon
Inglese: #SpecialProtection #HumanRights #ImmigrationLaw #Employment #Integration
Albanese: #MbrojtjeSpeciale #TeDrejtatENjeriut #LigjiEmigracionit #Punësim #Integrim

Sospensione del Rigetto di Protezione Speciale: Un Caso Rilevante per i Diritti degli Stranieri

 


Sospensione del Rigetto di Protezione Speciale: Un Caso Rilevante per i Diritti degli Stranieri

Introduzione

Un recente decreto del Tribunale di Bologna, Sezione Specializzata in Immigrazione, Protezione Internazionale e Libera Circolazione, ha sospeso un rigetto del permesso di soggiorno per protezione speciale presentato da una cittadina albanese. La decisione si basa sulla dimostrata integrazione sociale, familiare e lavorativa della richiedente, sottolineando l'importanza della tutela dei diritti fondamentali in linea con l'art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) e l’art. 19 del D.Lgs. 286/1998.

I Fatti

Il rigetto, notificato dalla Questura di Ravenna, non riconosceva sufficiente radicamento della richiedente in Italia. Tuttavia, il ricorso ha portato all’attenzione del giudice:

  • La presenza del nucleo familiare, incluso il coniuge e due figli minori.
  • Contratti lavorativi a tempo indeterminato sia della richiedente sia del coniuge.
  • Integrazione scolastica e sociale dei figli in Italia.

Motivazioni della Decisione

Il giudice ha accolto il ricorso considerando:

  1. Fumus boni iuris: Le prove presentate dimostrano un solido radicamento, sufficiente a ritenere plausibile la violazione del diritto alla vita privata e familiare in caso di espulsione.
  2. Periculum in mora: Il rigetto avrebbe potuto causare un grave danno, inclusa la separazione familiare e l’impossibilità di proseguire l’attività lavorativa.

Conclusioni del Decreto

Il giudice ha disposto:

  • La sospensione del rigetto emesso dalla Questura.
  • La restituzione della ricevuta comprovante la domanda di permesso di soggiorno per protezione speciale.

Importanza della Decisione

Questa sentenza rappresenta un precedente significativo per la tutela dei diritti degli stranieri in Italia. Sottolinea come il radicamento sociale e familiare debba essere un criterio primario nel riconoscimento della protezione speciale, anche quando inizialmente negato dalle autorità amministrative.


Risorse di Comunicazione

Di seguito l’elenco completo delle risorse di comunicazione con link visibili per copia e incolla:


Hashtag

Italiano:
#DirittoImmigrazione #ProtezioneSpeciale #DirittiUmani #Integrazione #AvvocatoImmigrazione #PermessoDiSoggiorno #ImmigrazioneItalia

Arabo:
#قانون_الهجرة #حماية_خاصة #حقوق_الإنسان #الاندماج #محامي_الهجرة #تصريح_الإقامة #الهجرة_إلى_إيطاليا

Persiano:
#قانون_مهاجرت #حمایت_ویژه #حقوق_بشر #ادغام #وکیل_مهاجرت #مجوز_اقامت #مهاجرت_به_ایتالیا

Turco:
#GöçHukuku #ÖzelKoruma #İnsanHakları #Entegrasyon #GöçmenAvukatı #Oturmaİzni #İtalyaGöç

Inglese:
#ImmigrationLaw #SpecialProtection #HumanRights #Integration #ImmigrationLawyer #ResidencePermit #ImmigrationToItaly

Albanese:
#LigjiEmigracionit #MbrojtjeSpeciale #TeDrejtatENjeriut #Integrimi #AvokatiEmigracionit #LejeQendrimi #EmigrimNeItali


Firmato:
Avv. Fabio Loscerbo

lunedì 20 gennaio 2025

Il Codice Fiscale nel Permesso di Soggiorno: Una Sentenza del Tribunale di Bologna

 

Il Codice Fiscale nel Permesso di Soggiorno: Una Sentenza del Tribunale di Bologna

Il Tribunale Ordinario di Bologna, con ordinanza del 15 gennaio 2025 (R.G. n. 12304-2/2023), ha disposto l’obbligo per la Questura di Bologna di includere il codice fiscale nella ricevuta comprovante la presentazione della domanda di rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale. Questo provvedimento rappresenta un importante passo avanti per la tutela giurisdizionale dei diritti dei richiedenti protezione speciale, garantendo loro maggiore certezza e possibilità di accesso ai servizi essenziali.


Il Contesto della Decisione

Il ricorrente, cittadino straniero in attesa di permesso per protezione speciale, si era visto restituire una ricevuta priva del codice fiscale, limitando così la possibilità di accedere a importanti diritti, tra cui l'iscrizione anagrafica, l'accesso al lavoro regolare e ai servizi sanitari. Il Giudice ha ritenuto che, con la sospensione del rigetto del permesso, il ricorrente debba essere considerato a tutti gli effetti legalmente soggiornante fino alla definizione del giudizio di merito.


Gli Elementi Chiave della Sentenza

  1. Ripristino della legalità del soggiorno: La sospensiva impedisce l’espulsione del ricorrente e garantisce la sua permanenza regolare sul territorio italiano.
  2. Codice fiscale come diritto fondamentale: L’inserimento del codice fiscale nella ricevuta è stato considerato un elemento essenziale per rendere effettiva la tutela giurisdizionale concessa.
  3. Garanzia dei diritti del richiedente: La decisione assicura che il richiedente possa accedere a servizi e opportunità lavorative durante l’attesa della definizione del giudizio.

Un Messaggio Importante per le Istituzioni

Questa ordinanza sottolinea l’importanza di garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei richiedenti protezione, anche nelle fasi intermedie dei procedimenti amministrativi. L'adozione di strumenti come il codice fiscale permette di trasformare una semplice formalità in una vera e propria tutela dei diritti.

Avv. Fabio Loscerbo


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Protezione Speciale: Una Sentenza di Rilievo dal Tribunale di Bologna

 

Protezione Speciale: Una Sentenza di Rilievo dal Tribunale di Bologna

Il Tribunale di Bologna, con sentenza del 16 gennaio 2025 (R.G. n. 9153/2023), ha riconosciuto il diritto alla protezione speciale a un cittadino albanese, ribadendo l'importanza di tutelare i diritti fondamentali e l'integrazione nel tessuto sociale italiano. La decisione ha sottolineato l'applicabilità della normativa previgente (art. 19 D.Lgs. 286/1998) per le istanze presentate prima dell'entrata in vigore delle modifiche normative del 2023.


Gli Elementi Chiave della Sentenza

Il ricorrente ha dimostrato:

  1. Inserimento lavorativo: Contratti di apprendistato e redditi in progressiva crescita negli ultimi anni.
  2. Vita privata e familiare: Legami significativi con parenti in Italia e una residenza stabile con contratto di locazione regolare.
  3. Percorso di integrazione: Partecipazione a corsi di formazione e crescita personale, rafforzando il radicamento sociale in Italia.

Il Tribunale ha riconosciuto che l'allontanamento del ricorrente comporterebbe una violazione del diritto alla vita privata e familiare, sancito dall'art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU).


Il Valore della Protezione Speciale

Il permesso per protezione speciale:

  • Ha durata di due anni;
  • Consente lo svolgimento di attività lavorativa;
  • È rinnovabile e convertibile in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

Il Tribunale ha disposto la trasmissione degli atti alla Questura competente per il rilascio del permesso di soggiorno.


Implicazioni per il Sistema Giuridico

Questa sentenza evidenzia il ruolo cruciale dei tribunali nel garantire il rispetto dei diritti fondamentali, bilanciando il principio di sovranità statale con le esigenze umanitarie e di integrazione sociale. Essa sottolinea, inoltre, la necessità di un approccio basato su criteri di proporzionalità e valutazione caso per caso.

Avv. Fabio Loscerbo


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domenica 19 gennaio 2025

Allontanamento e Trattenimento: Evoluzioni della Giurisprudenza Italiana

 

Allontanamento e Trattenimento: Evoluzioni della Giurisprudenza Italiana

Il tema dell’allontanamento e del trattenimento degli stranieri continua a essere al centro del dibattito giuridico e sociale, rappresentando uno degli aspetti più complessi e delicati della gestione dei flussi migratori. La recente rassegna giurisprudenziale italiana mette in evidenza i principali orientamenti dei tribunali nazionali su questo argomento, affrontando questioni di legalità, proporzionalità e rispetto dei diritti fondamentali.

Allontanamento: tra obbligo e tutela dei diritti

L’allontanamento di cittadini stranieri, regolato dal D.Lgs. 286/1998 (Testo Unico sull’Immigrazione), prevede procedure che devono bilanciare l’obbligo di esecuzione con la tutela dei diritti individuali. La giurisprudenza sottolinea come ogni provvedimento di espulsione debba rispettare i criteri di necessità e proporzionalità, valutando il rischio di violazione dei diritti umani, soprattutto nei casi in cui l’interessato sia esposto a persecuzioni o trattamenti inumani e degradanti nel paese d’origine.

Trattenimento nei centri di permanenza per il rimpatrio

Il trattenimento degli stranieri nei CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) rappresenta uno strumento utilizzato per garantire l’esecuzione dell’espulsione, ma deve avvenire nel pieno rispetto delle garanzie procedurali e temporali previste dalla legge. Le recenti sentenze dei tribunali italiani hanno evidenziato come il trattenimento debba essere una misura eccezionale, giustificata solo in assenza di alternative e per un periodo strettamente necessario. Abusi o proroghe non motivate sono stati oggetto di censura da parte dei giudici.

Giurisprudenza e diritti fondamentali

Numerose pronunce ribadiscono l’importanza di valutare, caso per caso, la compatibilità dell’allontanamento con il diritto alla vita privata e familiare (art. 8 CEDU) e la situazione personale del richiedente. I tribunali hanno spesso annullato provvedimenti di espulsione o trattenimento quando si è riscontrata una violazione di questi diritti, rafforzando il principio che la tutela della dignità umana deve prevalere su esigenze amministrative.

Conclusioni

La rassegna giurisprudenziale evidenzia come il sistema italiano sia impegnato in un continuo sforzo di equilibrio tra il rispetto delle normative sull’immigrazione e la salvaguardia dei diritti fondamentali. È fondamentale che gli operatori del diritto, così come le autorità amministrative, continuino a garantire un’applicazione rigorosa ma umana delle disposizioni, assicurando che ogni decisione sia conforme ai principi di legalità, proporzionalità e rispetto della dignità umana.

Avv. Fabio Loscerbo


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Azioni collettive: una via essenziale per tutelare i diritti degli stranieri

 

Azioni collettive: una via essenziale per tutelare i diritti degli stranieri

La regolarizzazione degli stranieri è un tema centrale nel panorama del diritto dell’immigrazione in Italia. Le azioni collettive, come evidenziato nell’articolo in questione, rappresentano uno strumento fondamentale per garantire il rispetto dei diritti, soprattutto quando si tratta di problematiche sistemiche che colpiscono intere categorie di persone.

In un contesto in cui le amministrazioni locali adottano prassi discriminatorie o non rispettano i termini previsti dalla normativa, le azioni collettive possono fungere da leva per richiamare l’attenzione pubblica e istituzionale, oltre che per correggere comportamenti illegittimi. La regolarizzazione, spesso affrontata con resistenze burocratiche e interpretazioni restrittive, necessita di una difesa costante per evitare esclusioni e disparità di trattamento.

L’azione collettiva consente non solo di amplificare la voce delle persone coinvolte, ma anche di ottenere risultati significativi, che altrimenti sarebbero difficili da conseguire attraverso le azioni individuali. In questo senso, è uno strumento che valorizza il principio di uguaglianza e solidarietà, pilastri fondamentali del nostro ordinamento giuridico.

È quindi essenziale che gli operatori del diritto, le associazioni e i cittadini stessi continuino a promuovere e sostenere queste azioni, affinché i diritti dei più vulnerabili non siano mai messi in discussione.

Avv. Fabio Loscerbo


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sabato 18 gennaio 2025

Il TAR condanna la prassi illegittima sulla conversione del permesso di soggiorno per minore età

 

Il TAR condanna la prassi illegittima sulla conversione del permesso di soggiorno per minore età

Il Tribunale Amministrativo Regionale ha recentemente censurato una prassi adottata da alcune Questure italiane in merito alla conversione del permesso di soggiorno per minore età, dichiarandola illegittima. La sentenza si inserisce in un contesto di crescente attenzione giuridica verso il rispetto dei diritti dei minori stranieri e delle norme che regolano il loro soggiorno sul territorio italiano.

Il contesto normativo

Il permesso di soggiorno per minore età è disciplinato dall’art. 32 del Testo Unico sull’Immigrazione (D.Lgs. 286/1998) e garantisce protezione ai minori stranieri presenti in Italia. Al compimento della maggiore età, tale permesso può essere convertito in un permesso per motivi di lavoro o di studio, purché il richiedente soddisfi specifici requisiti previsti dalla normativa. Tuttavia, alcune Questure hanno adottato prassi restrittive, richiedendo requisiti non previsti dalla legge o ostacolando di fatto il processo di conversione.

La decisione del TAR

Nella sentenza, il TAR ha sottolineato che tali prassi amministrative violano i diritti dei richiedenti e si pongono in contrasto con i principi fondamentali di tutela dei minori e dei giovani adulti. La conversione del permesso, infatti, rappresenta un passaggio cruciale per garantire un percorso di integrazione e stabilità per i giovani stranieri. Qualsiasi comportamento che introduca ostacoli non previsti dalla normativa costituisce una violazione dei diritti soggettivi dei richiedenti.

Le conseguenze della sentenza

Questa pronuncia conferma l'importanza del rispetto rigoroso delle norme da parte delle amministrazioni competenti. Le Questure sono tenute a garantire l’applicazione uniforme delle leggi sull’immigrazione, evitando interpretazioni restrittive che possono avere conseguenze gravi sulla vita dei giovani stranieri.

Conclusioni

La decisione del TAR rappresenta un passo significativo nella lotta contro le prassi amministrative illegittime e ribadisce l’importanza di garantire i diritti dei minori stranieri. È auspicabile che questa sentenza funga da monito per le amministrazioni locali, promuovendo un’applicazione più equa e trasparente delle normative in materia di immigrazione.

Avv. Fabio Loscerbo


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lunedì 13 gennaio 2025

Il Tribunale ordina l’esecuzione del ricongiungimento familiare contro l’Ambasciata d’Italia in Pakistan: una vittoria per i diritti umani

 Il Tribunale ordina l’esecuzione del ricongiungimento familiare contro l’Ambasciata d’Italia in Pakistan: una vittoria per i diritti umani

Recentemente, il Tribunale Ordinario di Roma, Sezione Diritti della Persona e Immigrazione, ha emesso una sentenza di grande rilievo in materia di ricongiungimento familiare. Il caso riguardava la richiesta di un cittadino italiano che, da anni, tentava di ottenere il visto d'ingresso per la propria madre, residente in Pakistan, al fine di permettere il ricongiungimento familiare. Nonostante numerosi solleciti e la trasmissione di documentazione completa, l'Ambasciata d’Italia a Islamabad non aveva ancora fissato un appuntamento per formalizzare la domanda di visto.

La decisione del Tribunale

Il Tribunale ha accolto la domanda subordinata del ricorrente, ordinando all’Ambasciata competente di fissare, entro dieci giorni, un appuntamento per la presentazione della domanda di visto d’ingresso. La sentenza si basa sull'applicazione del d.lgs. 30/2007, che recepisce la Direttiva 2004/38/CE, garantendo ai familiari di cittadini dell'Unione Europea il diritto al soggiorno.

Argomentazioni giuridiche

Il Giudice ha sottolineato come il diritto al ricongiungimento familiare sia regolato dalla normativa comunitaria, che prevale sulle disposizioni nazionali meno favorevoli. La mancata fissazione dell’appuntamento, protrattasi per oltre due anni, è stata giudicata illegittima, costituendo una violazione del diritto fondamentale del ricorrente.

Implicazioni della sentenza

Questa pronuncia rappresenta un precedente importante, ribadendo l’obbligo delle rappresentanze diplomatiche, in questo caso l’Ambasciata d’Italia in Pakistan, di rispettare i termini di legge per il trattamento delle richieste di visto. La decisione rafforza inoltre il principio secondo cui le autorità amministrative non possono frapporre ostacoli procedurali al godimento di diritti fondamentali.

Conclusioni

La sentenza è un chiaro monito alle istituzioni: il diritto al ricongiungimento familiare deve essere garantito senza ritardi ingiustificati. Questo caso sottolinea l'importanza di un sistema giuridico che tuteli efficacemente i diritti umani, soprattutto in un ambito delicato come quello dell’immigrazione e dell'integrazione familiare.


Avv. Fabio Loscerbo


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sabato 11 gennaio 2025

Titolo: La tutela dei diritti fondamentali nello Stato italiano: il riconoscimento del permesso di soggiorno per protezione speciale

 Titolo: La tutela dei diritti fondamentali nello Stato italiano: il riconoscimento del permesso di soggiorno per protezione speciale

La recente sentenza del Tribunale Ordinario di Bologna, Sezione Specializzata in materia di Immigrazione, ha offerto una nuova importante interpretazione sulla protezione speciale ai sensi dell'art. 19 del d.lgs. 286/98, confermando ancora una volta l'impegno dell'ordinamento italiano nella tutela dei diritti fondamentali.

Premessa: il contesto normativo

Il caso in esame verte sull'impugnazione del provvedimento con cui la Questura di Bologna aveva rigettato la domanda di rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale, basandosi su un parere negativo della Commissione Territoriale. Quest'ultima aveva ritenuto che il richiedente non avesse dimostrato un sufficiente radicamento sociale e lavorativo. La decisione è stata assunta in un quadro normativo recentemente modificato dal cosiddetto Decreto Cutro (D.L. 20/2023).

Il cuore della decisione: diritto alla vita privata e familiare

Il Tribunale ha accolto il ricorso, sottolineando come l'allontanamento del ricorrente costituirebbe una lesione al suo diritto fondamentale al rispetto della vita privata e familiare, garantito dall'art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU). La sentenza ha evidenziato che, nonostante le recenti modifiche normative, il principio di non-refoulement continua a tutelare situazioni in cui il rimpatrio dello straniero comporterebbe una violazione della sua dignità e integrità personale.

Le motivazioni del Tribunale

Tra gli elementi determinanti per il riconoscimento della protezione speciale, il Collegio ha valutato:

  • Radicamento lavorativo: Il ricorrente ha dimostrato di avere un contratto di apprendistato e di percepire un reddito regolare superiore a 1.000 euro mensili.
  • Autonomia abitativa: Presentazione di un contratto di locazione a uso abitativo.
  • Conoscenza della lingua italiana: Elemento che dimostra l’integrazione sociale del richiedente.

La sentenza ha inoltre richiamato la giurisprudenza della Corte EDU, ribadendo l'importanza del bilanciamento tra gli interessi dello Stato e quelli dell'individuo, con particolare attenzione alla tutela della dignità umana e al rispetto della vita privata.

Un passo verso la tutela effettiva dei diritti

Questo provvedimento sottolinea l'importanza di un approccio giuridico che consideri non solo le esigenze di ordine pubblico e sicurezza, ma anche le peculiarità delle singole situazioni personali. La decisione del Tribunale di Bologna rappresenta un modello di interpretazione giuridica che si fonda sui principi costituzionali e sovranazionali di tutela dei diritti umani.

Conclusione

Il riconoscimento del permesso di soggiorno per protezione speciale in questo caso non è solo un atto dovuto in ottemperanza agli obblighi internazionali e costituzionali, ma anche una dimostrazione concreta di come il sistema giuridico italiano possa offrire una protezione effettiva e garantire il rispetto della dignità umana. Questo rappresenta un segnale importante per il futuro della giurisprudenza in materia di immigrazione.


Avv. Fabio Loscerbo


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mercoledì 8 gennaio 2025

Titolo: Permesso di soggiorno per cure mediche: una tutela fondamentale per la salute degli stranieri

 Titolo: Permesso di soggiorno per cure mediche: una tutela fondamentale per la salute degli stranieri

Il Tribunale di Milano, con una recente pronuncia, ha ribadito l'importanza del permesso di soggiorno per cure mediche, sancendo il diritto di uno straniero affetto da gravi patologie a rimanere in Italia per garantire la continuità delle cure necessarie alla sua sopravvivenza.

La normativa applicabile

Ai sensi dell’art. 19, comma 2, lettera d-bis) del D.Lgs. n. 286/1998, è vietata l'espulsione di cittadini stranieri affetti da gravi condizioni psico-fisiche o patologie che, in caso di rientro nel paese d'origine, comporterebbero un pregiudizio rilevante alla salute. Questo principio si fonda sul diritto fondamentale alla salute, riconosciuto dalla Costituzione italiana e dai principali trattati internazionali.

La decisione del Tribunale

Nel caso in esame, il Tribunale ha accertato che il rimpatrio avrebbe esposto il richiedente a una discriminazione di fatto nell'accesso alle cure sanitarie adeguate, aumentando significativamente il rischio di un grave danno alla salute. La continuità terapeutica e l’accesso a cure indispensabili sono stati considerati requisiti imprescindibili per tutelare la dignità e i diritti fondamentali del richiedente.

Implicazioni giuridiche

Questa sentenza rappresenta un ulteriore passo avanti nella protezione dei diritti degli stranieri, sottolineando l’importanza di un sistema giuridico che ponga al centro la tutela della persona e il rispetto dei diritti umani. Il permesso di soggiorno per cure mediche si configura come uno strumento essenziale per garantire che nessuno venga privato del diritto alla salute.

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martedì 7 gennaio 2025

Titolo: Sospensione dell'Esecutività nel Procedimento di Protezione Internazionale: Un Commento al Decreto del Tribunale di Bologna

 Titolo: Sospensione dell'Esecutività nel Procedimento di Protezione Internazionale: Un Commento al Decreto del Tribunale di Bologna

Il Tribunale di Bologna, con decreto emesso il 7 gennaio 2025, ha confermato la sospensione automatica dell’efficacia esecutiva del provvedimento di diniego di protezione internazionale, ai sensi dell’art. 35 bis, comma 4, del D.Lgs. 25/2008. La decisione evidenzia importanti implicazioni per i procedimenti legati alla protezione internazionale, in particolare sul piano della tutela dei diritti fondamentali dei richiedenti asilo.

Analisi del Decreto

La controversia riguardava un provvedimento della Commissione Territoriale che imponeva l'obbligo di rimpatrio e il divieto di reingresso e soggiorno. Il ricorrente, avvalendosi del proprio diritto di impugnazione, aveva presentato ricorso nei termini previsti, richiedendo anche la sospensione dell’efficacia esecutiva del provvedimento.

Il Tribunale ha accertato che, in mancanza di specifiche ipotesi di manifesta infondatezza o inammissibilità del ricorso (art. 35 bis, comma 3), la semplice proposizione del ricorso determina automaticamente la sospensione dell’efficacia esecutiva del provvedimento impugnato.

Implicazioni Giuridiche

Questo decreto riafferma il principio di tutela cautelare automatica a favore del richiedente protezione internazionale, sottolineando l’importanza del rispetto dei termini procedurali e della corretta interpretazione delle norme. In un contesto in cui le decisioni amministrative possono avere conseguenze gravi per il richiedente, la sospensione automatica rappresenta una salvaguardia essenziale.

Conclusioni

La pronuncia del Tribunale di Bologna rafforza il diritto dei richiedenti asilo a un giusto processo, garantendo loro la possibilità di rimanere nel territorio nazionale fino alla conclusione dell'iter giudiziario. Questa decisione è un importante punto di riferimento per gli operatori del diritto e sottolinea l'importanza di un approccio giurisdizionale attento alle garanzie procedurali.

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Residenza Fittizia e Rinnovo del Permesso di Soggiorno: La Svolta del TAR del Lazio

 Titolo: Residenza Fittizia e Rinnovo del Permesso di Soggiorno: La Svolta del TAR del Lazio

Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio, con la sentenza n. 18887 del 28 ottobre 2024, ha sancito l'illegittimità del rigetto del rinnovo del permesso di soggiorno basato esclusivamente sulla presenza di una residenza fittizia. Questo pronunciamento rappresenta una svolta importante per i cittadini stranieri in Italia, spesso penalizzati da prassi amministrative restrittive e non conformi alla normativa vigente.

La controversia

Molte Questure, tra cui quella di Roma, hanno adottato la prassi di negare il rinnovo del permesso di soggiorno a individui che, pur soddisfacendo tutti i requisiti legali, risultano registrati presso indirizzi fittizi istituiti dai comuni per le persone senza fissa dimora. Un esempio emblematico è l'indirizzo di Via Modesta Valenti a Roma, utilizzato per garantire una residenza formale a chi non ha un'abitazione stabile.

Secondo tali prassi, l'assenza di una dimora reale veniva considerata motivo sufficiente per rigettare le istanze di rinnovo, causando gravi disagi ai richiedenti.

La decisione del TAR

Il TAR del Lazio ha chiarito che la richiesta di una dimora effettiva non ha fondamento nella normativa vigente. La residenza virtuale, certificata dal comune, è pienamente legittima e deve essere riconosciuta ai fini del rinnovo del permesso di soggiorno.

Il Tribunale ha sottolineato che imporre requisiti ulteriori, come la dimostrazione di una residenza reale, non solo contrasta con le disposizioni di legge, ma rappresenta una violazione dei diritti fondamentali degli stranieri, privandoli della possibilità di regolarizzare la propria posizione sul territorio italiano.

Implicazioni della sentenza

Questa pronuncia non solo restituisce dignità ai cittadini stranieri senza fissa dimora, ma costituisce anche un importante monito per le Questure. L’obbligo è ora quello di accettare la validità delle residenze fittizie e di non rigettare automaticamente le richieste di rinnovo basandosi su criteri non previsti dalla legge.

Conclusioni

La sentenza del TAR del Lazio rappresenta un passo avanti nella tutela dei diritti degli stranieri, garantendo loro maggiore certezza giuridica e contrastando prassi discriminatorie. Questa decisione dovrebbe spingere le amministrazioni locali e centrali a rivedere le proprie procedure, uniformandole ai principi di legalità e buon andamento della Pubblica Amministrazione.

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lunedì 6 gennaio 2025

Ritardi nei Permessi di Soggiorno: Due Sentenze che Fanno Giurisprudenza

 Titolo: Ritardi nei Permessi di Soggiorno: Due Sentenze che Fanno Giurisprudenza

Negli ultimi tempi, due importanti decisioni giudiziarie hanno messo in evidenza i gravi ritardi della Pubblica Amministrazione italiana nel rilascio, rinnovo e conversione dei permessi di soggiorno. Tali ritardi rappresentano una violazione dei diritti fondamentali dei cittadini stranieri, compromettendo non solo la loro stabilità giuridica ma anche la loro capacità di integrarsi e condurre una vita dignitosa.

Le sentenze chiave

Le recenti pronunce dei Tribunali italiani hanno ribadito con forza l’obbligo della Pubblica Amministrazione di rispettare i tempi previsti dalla legge per la gestione delle pratiche relative ai permessi di soggiorno. In particolare:

  • T.A.R. Veneto, sentenza n. 829 del 30 aprile 2024: questa sentenza ha stabilito che il termine di 60 giorni per la conclusione del procedimento amministrativo inizia a decorrere dalla data di invio del kit postale, e non dalla successiva convocazione per i rilievi fotodattiloscopici.

  • Tribunale di Venezia, ordinanza del 20 novembre 2024: il giudice ha ordinato alla Questura di concludere il procedimento entro 30 giorni, evidenziando l’illegittimità dei ritardi e ribadendo l’obbligo della Pubblica Amministrazione di rispettare i termini procedurali previsti dalla normativa.

Impatti sulla vita dei cittadini stranieri

I ritardi nella gestione delle pratiche di soggiorno generano conseguenze devastanti per i cittadini stranieri. Essi si trovano spesso in una condizione di precarietà che li espone al rischio di perdere opportunità lavorative, di non poter accedere ai servizi sanitari e di vedersi negata la possibilità di ricongiungersi con i propri familiari. Tali situazioni rappresentano una chiara violazione del principio di dignità umana tutelato dalla Costituzione italiana e dalle normative internazionali sui diritti umani.

Il ruolo decisivo della giurisprudenza

La giurisprudenza, in questi casi, svolge un ruolo fondamentale per garantire il rispetto dei diritti degli stranieri. Le decisioni recenti ribadiscono il principio secondo cui il silenzio della Pubblica Amministrazione non può tradursi in una negazione dei diritti. Esse impongono alla stessa di adottare un comportamento conforme ai principi di trasparenza ed efficienza, previsti dalla legge n. 241/1990.

L’importanza dell’assistenza legale

In un contesto così complesso, l’assistenza legale diventa uno strumento indispensabile per tutelare i diritti dei cittadini stranieri. Gli avvocati specializzati in diritto dell’immigrazione svolgono un ruolo cruciale nel promuovere ricorsi contro l’inerzia amministrativa, garantendo che le pratiche vengano gestite entro termini ragionevoli e nel rispetto della normativa vigente.

Conclusioni

Le due sentenze rappresentano un importante passo avanti nella lotta contro le inefficienze della Pubblica Amministrazione e offrono una speranza concreta per migliaia di cittadini stranieri in attesa di un regolare permesso di soggiorno. Esse confermano che i diritti non possono essere sospesi a causa di ritardi burocratici e che è possibile ottenere giustizia attraverso un’adeguata tutela legale.

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